Oltraggiata la pietra d’inciampo dedicata a Clara Pirani Cardosi. E, con essa, vite, storie, comunità. Clara Pirani Cardosi fu insegnante, gallaratese d’adozione, di origini ebraiche. Una burocrazia implacabile, ben interpretata da zelanti attori dell’epoca, quella delle leggi razziali, la portò ad Auschwitz. Alla morte. Una vita soffocata, un talento che avrebbe potuto seminare conoscenza e bene. Una delle mattonelle ideate da Gunter Demnig la ricorda, dal 28 maggio, davanti alla sua ultima abitazione all’angolo tra via Palestro e via del Popolo. Qualcuno ha pensato di offuscare, probabilmente con un pennarello, il suo nome e le date che ne racchiudono l’esistenza.
Non è la prima volta, a Gallarate. Anche la pietra d’inciampo dedicata a Vittorio Arconti, uomo di fabbrica, antifascista, animatore di scioperi passati alla storia e ucciso a Hartheim, fu coperta con spray. Stessa mano? Forse, il colore sul blu o tonalità simili marca una differenza rispetto al nero tradizionalmente usato da nostalgici di regime.
Ripulita in fretta, la pietra di Arconti, anche se un alone inquietante resta sui suoi bordi. E una svastica continua a troneggiare sul muro vicino.
Ripulita, in fretta, sarà, verosimilmente, anche la pietra di Clara Pirani Cardosi. I segni della memoria nascono per questo: per alimentare la resistenza alla violenza e alla stupidità.
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