Busto Arsizio - 28 aprile 2022, 14:05

Marta Morazzoni: «Alla ricerca del tempo perduto: il capolavoro che vale sempre»

La scrittrice e critica letteraria ha commentato l'opera di Marcel Proust nell’incontro all’Università cittadina per la cultura popolare di Busto

La scrittrice Marta Morazzoni

La scrittrice Marta Morazzoni

«Il tempo perduto è quello che abbiamo vissuto e non siamo stati capaci di riprendere. Per questo non serve né memoria né intelligenza, ma occorre catturare il tempo perduto con il sentimento, le emozioni, l’istinto e la fisicità». Questo il senso primo della “Ricerca del tempo perduto”, i sette volumi nati dalla penna di Marcel Proust, lo scrittore, saggista e critico letterario rispolverato in occasione del centenario della morte dalla scrittrice Marta Morazzoni. È stata lei, la vincitrice del Premio Campiello con il “Caso Courrier”, salita alla ribalta della cronaca per i suoi scritti sui miti greci, Giovanna D’Arco e l’ultima sua fatica “Il rovescio dell’abito” a intrattenere la platea dell’Università cittadina per la cultura popolare al museo del tessile.

Erano in tanti ad ascoltare la scrittrice e critica teatrale che per il pubblico bustese ha scelto di approfondire il capolavoro noto per la sua originale scrittura e le minuziose descrizioni dei processi interiori legati al ricordo e al sentimento umano. Dunque Marta Morazzoni ha ripercorso il viaggio dell’autore francese, nel tempo e nella memoria che si snoda tra vizi e virtù.

Ma ha voluto concentrare l’attenzione su un aspetto che definisce Proust: «Lui si dichiara “un uomo senza fantasia” – ha spiegato – tant’è che la trama dell’opera si concentra sull’osservazione dello scrittore, su ciò che ha visto e incontrato. Un’osservazione non al microscopio, ma al telescopio, cioè da una lunghissima distanza, quella del tempo». Poi ancora: «Il tempo perduto non sono le occasioni mancate, il non aver saputo mettere a frutto le opportunità, ma ciò che abbiamo vissuto e non siamo stati in grado di recuperare. Il tempo perduto significa questo: ritrovare noi stessi per quello che siamo stati. E l’autore racconta sollecitando in continuazione il lettore, conversando con lui».

Ma per scrivere Marcel Proust aveva bisogno di buio e silenzio. Scriveva di notte e la sua opera non doveva nascere da caos, dialoghi o teorie, ma dall’interiorità dell’autore. Dunque in questo sta la modernità della Ricerca del tempo perduto (VIDEO): nel suo essere un assoluto capolavoro che vale per tutte le epoche.

Il prossimo incontro con l’Università per la cultura popolare, che solitamente conta un’ottantina di partecipanti (i soci sono 105), è per il 4 maggio (ore 15.30), quando il presidente dell’associazione di Busto Arsizio Carlo Magni racconta “Gli Usa prima potenza industriale all’inizio del XX secolo”.

Laura Vignati

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