Alzi la mano chi non si ricorda di Juan Sebastian Veron. Si tratta di uno dei centrocampisti argentini più forti degli anni Novanta e della prima decade del Duemila. Tutti i tifosi della Lazio avranno sempre un posto speciale nel loro cuore per Veron e le sue interviste che parlano della società biancoceleste, come si può notare su diversi siti di Lazio News, non si contano, a dimostrazione dell’attaccamento a questi colori da parte dello stesso argentino.
I due anni alla Lazio i migliori nella sua carriera
Nella sola stagione che Veron gioca con la maglia del Parma comincia a fare incetta di trofei. A suon di prestazioni determinanti, infatti, trascina i parmensi alla vittoria della Coppa Italia e della Coppa Uefa, in una cavalcata trionfale e difficile da dimenticare per tutti coloro che amano il calcio italiano.
Certo, non è ancora un giocatore in grado di assicurare un rendimento costante in ogni partita, ma il suo genio, quando si illumina, decide le partite. Tempo una stagione e la Lazio di Sergio Cragnotti se l’è già portato a Formello, sborsando alla società emiliana la bellezza di 52 miliardi delle vecchie lire.
Ed è proprio con la maglia biancoceleste che Juan Sebastian Veron riesce a offrire probabilmente gli anni migliori della sua carriera. Conscio anche del fatto di scendere in campo con altri compagni di grandissima qualità, tra gli altri anche l’attuale commissario tecnico della Nazionale, Roberto Mancini, Veron è ancora più illuminante. Con la maglia della Lazio, il suo palmares diventa ancora più ricco, visto che si porta a casa una Coppa Italia, lo Scudetto, ma pure una Supercoppa Italiana e una Supercoppa Europea. È lo stesso centrocampista argentina, nel corso di una recente intervista, ad ammettere come la sua esperienza con la maglia della Lazio è stata quella in cui ha avuto più costanza. Due anni davvero fatti al massimo, senza particolari problemi o cadute a livello di rendimento.
Il coro per Veron ai suoi arrivi in Italia
C’è stato un coro che imperversava allo stadio negli anni in blucerchiato di Veron. Il centrocampista di origini argentine, infatti, riceveva un coro davvero speciale da parte della Gradinata Sud, al ritmo di “El Porompompero”. Un vero e proprio tributo che accompagnava ogni sua punizione che veniva calciata in Liguria.
Tanti anche i soprannomi che gli sono stati dati fin da quando era solamente un giovane talento argentino. Si parte con “La Brujita”, fino ad arrivare a “La Streghetta”. In realtà, si tratta di un soprannome che viene ereditato dal padre, legato soprattutto al suo tiro mortifero dalla lunga distanza, dotato di un’esplosività e di una potenza fuori dal comune.
Le scelte tattiche di Eriksson
Veron è stato uno dei grandi colpi dell’ultima grande campagna acquisti di cui hanno memoria i tifosi della Lazio. Cragnotti investì molto per portarlo via da Parma, ma il vero asso nella manica in quella trattativa fu Roberto Mancini. L’attuale tecnico della Nazionale, infatti, convinse il centrocampista argentino a scegliere la Lazio, sottolineando che insieme a lui e a Mihajlovic si poteva davvero lottare per lo scudetto.
Uno dei grandi meriti che vanno riconosciuti a Eriksson fu quello di riposizionare Veron nel ruolo di interno. Una scelta che poi viene premiata in breve tempo anche dai risultati che vengono ottenuti sul campo. La Lazio sembra davvero inarrestabile e la Juve ne fa le spese: il 14 maggio del 2000, i bianconeri perdono sul campo del Perugia in un diluvio passato alla storia e la Lazio vince il secondo titolo della sua storia, battendo in un Olimpico in visibilio la Reggina. E una delle immagini più belle di quella giornata rimane quella dei due argentini, Veron e Simeone, intenti ad ascoltare una radiolina, seguendo gli ultimi scampoli del match che si disputava al Curi.