Anche dopo quell'ultimo giro in piazza San Michele, accompagnato dagli altri sacerdoti, viene così difficile pensare che non vedremo più don Luigi Brambillasca, a Busto Arsizio. In fin dei conti, in questi ultimi anni abitava nei pressi della chiesa e anche se non si incontrava tutti i giorni, si sapeva che don Luigi c'era. Che su di lui si poteva contare.
Tante sono le immagini affidate alla memoria in questi giorni e che dovrebbero essere raccolte in un libretto secondo quanto detto in chiesa il primo giorno. Alcune semplici, altre scherzose, altre ancora legate ai momenti di vita quotidiana: tutte sussurrate, non gridate, portate fuori appena dal proprio cuore e poi ritirate in fretta per meditarci.
Una di queste descrizioni ci è giunta ora e la leggiamo cogliendo alcuni punti irrinunciabili, una storia fatta di un cammino, un campanello suonato con discrezione e una preghiera.
«Abitava vicino a casa mia e fino a pochi mesi fa mi capitava di vederlo passare sotto casa nella sua passeggiata quotidiana, con la preziosa persona che si è presa cura di lui in questi anni - racconta una parrocchiana - Spesso suonava il campanello per salutare mia mamma, una breve chiacchierata e una preghiera lì, all'aperto. E poi riprendeva la passeggiata verso la chiesa di San Carlo, un altro dei progetti portati a termine da lui e sicuramente rimasto nel suo cuore. Ora era sicuramente indebolito nel fisico, ma assolutamente no nel morale». Di qui la convinzione della bustocca: «Credo abbia continuato a "lavorare" fino alla fine, in modo diverso ma non meno incisivo per tanti».
Un quadretto, che ci sembra di vedere e rivedere, e allora sì che capiamo come immagini simili di don Luigi siano sussurrate per sempre. Ogni giorno passava e sicuramente tornerà, perché è lui così, fa sempre ciò deve. Oltre la fine, in modo diverso ma non meno incisivo.