«Già il 22% delle imprese energivore ha rallentato, se non fermato, le attività produttive. Settori come ceramica, meccanica, cartiere... Di qui a qualche mese il rischio è che si passi al 55%». A lanciare l'allarme alla presentazione del rapporto Istat sulla competitività alla Liuc è il vicepresidente di Confindustria Giovanni Brugnoli dopo gli interventi del rettore Federico Visconti e del direttore generale dell'Istat Michele Camisasca.
Il tema del costo dell'energia - sottolineato dal tessile nei giorni scorsi QUI - è emerso con forza questa mattina. Non è sopportabile dalle aziende e cade la marginalità, per cui scatta in un numero crescente di imprese la propensione a tirare il freno. Bisogna agire subito, anche perché si somma alla difficoltà a reperire le materie prime, anch'esse comunque cresciute nei costi.
Il tutto calato nel contesto così fragile dell'attualità gravata dalla guerra. «La stima della crescita - ha ricordato - è stata ridimensionata dal 4,2 prospettato dal Governo per il 2022 all'1,9 se il conflitto dura qualche settimana. Sul fronte dell'inflazione si è ampiamente sforato il 6%». Poi appunto Brugnoli ha preso spunto dal rettore che aveva citato nel contesto di costante cambiamento nonché incertezza il caro energia: «Ciò che sperimenta sul pieno auto, noi lo viviamo nelle bollette. Come Confindustria abbiamo presentato quattro proposte al Governo. C'è poi il rischio che tra i blocchi geopolitici non ci sia l'Europa». C'è molto da lavorare, in ambito internazionale e nazionale.
Ricette fondamentali, quelle citate dal rettore Visconti prima della presentazione del rapporto: «In questo quadro di continua evoluzione, cosa facciamo? Credo che valga sempre il valore della conoscenza, di imparare. Quindi la ricerca, lavorare insieme, l'interdisciplinarietà, la comunità di obiettivi e uno spirito sano di orientamento al futuro».