Si rivolge direttamente alla comunità ucraina, anzi, alle persone il sindaco, Andrea Cassani. Lo fa dopo averne incontrato alcune e dichiarato la propria disponibilità a rispondere alle esigenze che dovessero presentarsi in conseguenza dell’offensiva russa e alla fuga dalle zone di guerra.
Si parte con l’accoglienza di coloro che si lasciano le bombe alle spalle e da coloro che già risiedono a Gallarate. «Se i tuoi parenti – scrive sui social - dopo essere venuti non decidono di chiedere subito asilo politico, il municipio mette a disposizione l'organizzazione di circa 25-35 posti». Torna, poi, su un tema già comunicato alle famiglie ucraine residenti: «Per permetterci di organizzare il ricevimento in anticipo, dobbiamo sapere chi (quante persone) avrà bisogno di questa sistemazione e quante persone dovranno venire». È uno di quei dati che il primo cittadino ha definito “basilari” nell’incontro organizzato davanti alla chiesa di Sciarè, per potere misurare gli sforzi e offrire un servizio sostenibile e degno. Ancora: «Informiamo che in ogni caso, per gli ucraini che vengono a Gallarate e vivono qui/ricevono parenti e amici, l'assistenza alimentare sarà fornita dal municipio e dalla rete delle associazioni/organizzazioni».
E chi vorrà chiedere il riconoscimento della protezione o dell’asilo politico? «Dovrà andare direttamente in Questura, a Varese, e indicare la disponibilità di alloggi temporanei, da parenti o amici». Alternativa, il collocamento in un centro profughi. L’arrivederci: «Attendo una tua risposta, con i migliori saluti, il sindaco della città».