Busto Arsizio - 27 febbraio 2022, 14:46

Busto commossa vuole offrire aiuti ai bimbi ucraini in arrivo. Don Giuseppe: «Grazie a tutti: in oratorio al mio ritorno»

Tanti cittadini che hanno appreso della missione partita da San Giuseppe ci hanno chiesto come contribuire. ll sacerdote nel primo pomeriggio era già in Germania, diretto in Polonia per portare a casa sei bambini di Chernobyl e una giovane mamma con neonato

Il cartello di amicizia tra i due popoli che tenevano i bimbi all'oratorio di San Giuseppe lo scorso anno

Il cartello di amicizia tra i due popoli che tenevano i bimbi all'oratorio di San Giuseppe lo scorso anno

Alla notizia del viaggio lanciato dalla parrocchia e dell'oratorio di San Giuseppe per prendere i bambini di Chernobyl e portarli al sicuro in città (LEGGI QUI), il grande cuore di Busto Arsizio si è subito mostrato. E anche di Samarate, che ha condiviso l'attenzione al bene di questi ragazzini la scorsa estate.

«Come posso aiutare quei bimbi? Io ho degli abiti per neonati. Io vorrei fare un'offerta. C'è altro che possiamo fare?».

Tante, tantissime le offerte di aiuto che si sono susseguite anche via social. E noi abbiamo chiesto a don Giuseppe Tedesco, partito questa mattina per la Polonia, come indirizzare la gente. Si può rivolgere all'oratorio per far avere ciò che serve? «Sì, grazie a tutti! - dice il parroco di San Giuseppe - al mio ritorno. Adesso siamo arrivati in Germania...». 

La destinazione è appunto la città di Lodz, dove don Giuseppe e i volontari potranno abbracciare i sei bimbi di Chernobyl e la giovane donna, mamma da poche settimane, con la sua creatura. Con quei bambini c'è un legame speciale, un'amicizia che è sbocciata anche all'oratorio. Ecco perché quando si è deciso di partire, la parrocchia ha potuto subito contare sulla generosità della sua gente. Questa missione è nata grazie a un supporto scattato immediatamente, anche dalle istituzioni.

Quando il gruppo arriverà a Busto, don Giuseppe darà tutte le indicazioni ai generosi bustocchi. Adesso conta le ore per poter vedere quei ragazzini, rassicurarli, dire loro: «Vi portiamo nelle nostre case, che sono anche le vostre».

Redazione

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