Storie - 18 febbraio 2022, 11:00

Settant'anni fa moriva Cipriano Facchinetti, ministro innamorato di Busto e un po' papà dell'inno nazionale

Politico e giornalista, invitò Mussolini a dimettersi e dovette lasciare il Paese. Una vita che lega la nostra città a tutto il Paese. Tra le opere a cui era legato, Malpensa e la Mostra del Tessile. Ma forse oggi lo emozionerebbe di più il viavai di studenti nella scuola con il suo nome

L'Isis Facchinetti fiero del suo ministro

L'Isis Facchinetti fiero del suo ministro

Radici milanesi, ma nascita a Campobasso  nel 1889, trasferimento a Busto Arsizio e studi al collegio Rotondi di Gorla Minore. Qui per Cipriano Facchinetti inizierà una vita sempre più intensa che ispirerà le successive generazioni e che oggi si lega a una scuola, l'Isis di Castellanza.

Giornalista, politico, ma anche commerciante quando dovrà fuggire in Francia, dopo un passaggio in Svizzera: il suo nome finirà ben presto sul libro nero di Mussolini, che egli non esita a sfidare in un confronto. Lo racconta bene la biografia elaborata dagli studenti della "sua" scuola: «Facchinetti invita Mussolini a dimettersi, dopo aver restaurato nel paese la legalità e sciolta la milizia. Solo a questo patto potrebbe successivamente collaborare con lui. Ma Mussolini non si sogna nemmeno di farlo ed il colloquio finisce tempestosamente».

Prima, è anche soldato. All’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale si arruola volontario e nel marzo 1917, sul fronte del Carso, rimane gravemente ferito da schegge di granata, il che gli costa la perdita dell'occhio sinistro.

Dopo la guerra, fonda con Bissolati L’Italia del Popolo e viene eletto per la prima volta deputato nel collegio di Trieste. Eserciterà dei ruoli chiave, a partire dal ministro della guerra nel 1947 e prenderà parte alla conferenza di Parigi per il trattato di pace.

Tra le curiosità del suo impegno c'è quella dell'inno: «Propone nella riunione del consiglio dei Ministri che l’inno di Mameli venga suonato durante il giuramento delle Forze Armate il 4 novembre e chiede che diventi l’inno nazionale con un decreto da proporre all’Assemblea Costituente (decreto mai approvato, ma l’inno di Mameli entra nei cerimoniali a tutti gli effetti)».

Vicende internazionali, italiane (è anche presidente della Federazione nazionale della stampa), ma senza mai dimenticare il territorio. Specialmente quando decollano i progetti come Malpensa: è nel consiglio di amministrazione di Sea.

Ma non solo: è tra i fautori dell'ex Mostra del Tessile.

Morirà il 18 febbraio 1952 a Roma, dove si celebreranno i funerali di Stato, ma cerimonie solenni si svolgeranno anche a Milano e a Busto, dove è sepolto.  La città lo ricorderà con scuole, premi in sua memoria, altre iniziative. Così lo descrive Raffaello Morelli: «I bustocchi lo consideravano come loro concittadino, si rivolgevano a lui tutte le volte che ne avevano bisogno».

Oggi il suo nome risuona in riferimento alla scuola, ma in fondo anche in tutto il Paese ogni volta che si esegue l'inno, senza saperlo: è anche per il nostro Cipriano Facchinetti.

Ma. Lu.

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