Ieri... oggi, è già domani - 15 febbraio 2022, 06:00

"Teme daghi ul zucar ai asniti" (come dare zucchero agli asini)

Aria dolce di primavera. Giusepèn appare "fresco e pimpante" nel suo doppiopetto blu e noto i suoi baffetti "pronunciati, mai volgari" che mi fanno pensare a... Errol Flinn nei panni di James Bond col suo "mescolato, mai sheccherato"

"Teme daghi ul zucar ai asniti" (come dare zucchero agli asini)

Aria dolce di primavera. Giusepèn appare "fresco e pimpante" nel suo doppiopetto blu e noto i suoi baffetti "pronunciati, mai volgari" che mi fanno pensare a ....Errol Flinn nei panni di James Bond col suo "mescolato, mai sheccherato". Chi non ha i capelli bianchi, forse non conosce il Grande Errol che, in fatto di eleganza era secondo a nessuno. Consentitemi la chiosa....anche mio padre era un tipo così ....austero, elegante, schietto e sincero e....non ce l'ho fatta a dirlo l'altra sera, al Roxy Bar, quando Francesca Boragno che presentava il mio "incontro con l'Autore" mi ha posto a bruciapelo, la domanda ....e che mi dici di tuo padre? mi è venuto un nodo in gola.

Giusepèn incalza con "u vendu non ul rudu" (non ho venduto il letame)....si diceva così, quando un contadino o un operario si presentava "cunt'ul vistì dàa festa" (col vestito della domenica - elegante) per una speciale occasione. Giusepèn incalza con molteplici argomenti e scopro che la sua eleganza è dovuta alla visita di controllo "dul sciur dutui" (dal signor dottore) - eleganza anche nel rispetto che Giusepèn riconosce per "ul giuin da studi" (il giovane che ha studiato).

A Giusepèn garba farmi sapere che a lui scoccia moltissimo chi critica il "Dialetto da strada" per un semplice motivo: nessuno, ma proprio nessuno sapeva scrivere quel tipo di Dialetto Bustocco che la gente utilizzava per farsi capire. Addirittura, ogni Rione della città aveva un'inclinazione e una fonetica particolare e differente nel Dialetto. Quindi, d'accordo per la "grammatica" che taluni esperti hanno utilizzato per insegnare il Dialetto Bustocco, ma sfido chiunque (pseudo-esperti compresi) a conoscere appieno lo stesso Dialetto Bustocco. Per una semplice ragione: costoro hanno mai parlato il Dialetto e l'hanno "mescolato" con certe parole italianizzate che il Dialetto Bustocco non comprende. Io, al mio amici Sergio Barletta (che è apparso quasi indignato sul "mio" Dialetto), rispondo solo che l'appartenenza è un valore e che il Dialetto Bustocco è a disposizione ... universale, ma che è normale "possederlo" fra gli indigeni. Prova ne è che a Napoli si parla solo il "napoletano".....i Veneti utilizzano il loro Dialetto dappertutto, come i Piemontesi, gli Emiliani e di più, i Toscani e i Siciliani. Quindi, Sergio, con l'affetto e la stima che nutro per te, lasciami "difendere" il mio Dialetto Bustocco "da strada" che tanto amo.

Giusepèn si sofferma sui detrattori del Dialetto e sui saccenti che parlano di "grammatica" in merito al Dialetto Bustocco, ma che sanno nulla sul ....."Dialetto Bustocco da strada" che è tabù al loro conoscere. Ebbene, a costoro bisogna fornire delle spiegazioni e Giusepèn ne suggerisce una "teme daghi ul zucar ai asniti" che letteralmente fa "come dare lo zucchero agli asini". Chiaro che i somari non mangiano lo zucchero. Siccome coloro che hanno "inventato" il detto avevano voglia di leccornie zuccherate, i pasticcini, per esempio, le consideravano un "premio" e chi non apprezza il "Dialetto da strada" non è in grado di coglierne gli insegnamenti e, per costoro è come fornire di zucchero i somari.

Chiaro che gli insegnamenti valgono per tanti campi della vita. Giusepèn li cita in Dialetto; io traduco subito. Chi non ama la musica, non va a un concerto - chi non ama il calcio, non va allo stadio - chi non ama i fiori, non si sofferma ad ammirare le varie specie - chi non ama i tramonti, nemmeno apprezza il sole che va a dormire dentro l'azzurro del cielo che si incendia all'orizzonte - chi non ama la Pittura non apprezza un "Caravaggio" - chi non ha mai ascoltato un'opera lirica, non sa cos'è un "do di petto" - chi non apprezza la delicatezza di una visione femminile, non sa che il "bello" non è unicamente estetica - chi non ascolta il trillo d'un passero, un vagito d'un bimbo, la cantilena soave d'una mamma....non conosce la tenerezza di dolci suoni - chi non ama la gestualità femminile, non sa cos'è l'eleganza. Quindi (di esempi ce ne sono altri, ma lo spazio del "pezzo" va a finire)....tentare di far capire il "senno della ragione" è .... tempo perso ed è pari al ....teme daghi zucar ai asniti" .....la vita va apprezzata in ogni sfaccettatura, mai vilipesa.

Gianluigi Marcora

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