Ieri... oggi, è già domani - 07 febbraio 2022, 06:00

"i muòn i fan non u uga" (i gelsi non producono uva)

Ecco quindi come si riallaccia la storia del "muòn" che non produce l'uva. Il nostro "Dialetto da strada" ha precise declinazioni e altrettanti espressioni. Non si possono tradurre come si vuole o come la "moda" suggerisce

"i muòn i fan non u uga" (i gelsi non producono uva)

La frase la dice Giusepèn, con un pizzico di ironia. Giusepèn ha letto qua e là come hanno trattato la Gioeubia e la sua reazione è racchiusa in queste parole "i muòn i fan non u uga" la cui traduzione letterale la si vede nel titolo. Al mio "perchè?" Giusepèn è laconico, conciso nella sua prolusione che arriva a una sintesi ...scontata: "sa disi Gioeubia e naguta d'oltar" (si dice Gioeubia e null'altro espressione).

Ecco quindi come si riallaccia la storia del "muòn" che non produce l'uva. Il nostro "Dialetto da strada" ha precise declinazioni e altrettanti espressioni. Non si possono tradurre come si vuole o come la "moda" suggerisce. Chi è Bustocco deve rispettare la fonetica e l'espressione Bustocca. Non può italianizzarla "alla bisogna". Non può dimenticare come l'espressione è nata ed ha preso corpo. Dicono di portare il Dialetto Bustocco nelle scuole. Certo, sarebbe bello. Ma se andassimo a dire ai ragazzi che la Gioeubia può essere tradotta in Giobia o Giubiana o altro, non insegneremmo il Dialetto Bustocco, ma propineremmo una falsa e volgare "traduzione" italianizzata alquanto, ma che non corrisponde al Dialetto Bustocco tradotto.

Giovedì 10 febbraio c.a. alle ore 18 al Roxy Bar in via Volta 1 a Busto Arsizio parleremo col Giusepèn che potrà dire per intero il valore della Gioeubia e della Tradizione che la Gioeubia comporta. Non c'è violenza nel "bruciare l'inverno" e nemmeno nel "bruciare le cose cattive", ma la Gioeubia è la "reazione buona" alle avversità e, nella mentalità contadina di allora, si doveva trovare un'immagine (non teorica, ma visiva) per far comprendere alla gente dell'epoca, come reagire alle avversità e come sperare nel domani migliore.

Accantonata (per ora) la spiegazione sul "fantoccio bruciato" andiamo a fornire una spiegazione sul "muòn" che non produce uva. Non prima d'aver ribadito un concetto sacrosanto. Chi in casa non ha parlato il Bustocco o l'ha mescolato con l'Italiano non sarà mai in grado di fornire una spiegazione logica di quel "Dialetto da strada" e nemmeno sarà in grado di tradurne le giuste espressioni.

Me ne accorgo nel sentire come taluni giovani si esprimono col Dialetto. E mi fanno capire che per una dicitura corretta occorre "vivere col Dialetto" e non discuterne solo per il "sentito dire". Certo è importante conoscere l'etimologia di un nome, il valore di un verbo, di una traduzione, ma certi "slang" non vissuti, vanno a perdersi senza nemmeno essere compresi. Nascere e crescere col "Dialetto da strada" è molto, ma molto differente dall'averlo appreso, dopo aver parlato (in casa e fuori) in italiano.

L'autentico significato del "gelso che non produce uva" deriva da uno dei lavori dell'epoca; quando anche a Busto Arsizio c'era la "coltura" del baco da seta. I Bustocchi di allora si inventavano vari mestieri per campare.... il terreno non era troppo adatto per l'agricoltur; allevamento e pastorizia richiedevano ben altre fonti di approvvigionamento....quindi, oltre a produrre "ardia" (filo di ferro sottile e duttile che a Busto Arsizio ha preso piede nella nascente "meccanica" restava da impiantare i gelsi che consentivano l'allevamento dei bachi da seta.

Il fatto che i "gelsi non producono uva" si mescola con chi vuole fornire "lezioni" o spiegazioni effimere su un argomento (il Dialetto Bustocco) che a malapena ha studiato, ma che non ha mai vissuto di persona e non ne ha mai fatto questione di vita. Quindi "i muòn" (i falsi profeti) non potranno mai "fa uga" (produrre uva), per il semplice fatto che non l'hanno vissuta. Vedo Giusepèn sorridere e alzare il pollice in segno di assenso. Ciò mi conforta moltissimo!

Gianluigi Marcora

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