Busto Arsizio - 31 gennaio 2022, 18:37

L’addio a Gildo Colombo: «In Paradiso non produrrai più pane, ma amore»

Gremita la basilica di San Giovanni di Busto, «la chiesa della sua vita», per l’ultimo saluto al titolare dei panifici Colombo 1933. Monsignor Pagani ha letto il messaggio del prevosto emerito Livetti. Il ricordo commosso dei dipendenti, che hanno accompagnato il feretro in corteo dal negozio di via Don Minzoni. Adagiata alla bara, la pala per infornare il pane e quella pizza diventata un’icona

L’addio a Gildo Colombo: «In Paradiso non produrrai più pane, ma amore»

In tanti hanno dato l’addio a Gildo Colombo, titolare dei panifici Colombo 1933 scomparso a 77 anni, nella basilica di San Giovanni. «La chiesa della sua vita», per usare le parole del prevosto, monsignor Severino Pagani. I dipendenti hanno accompagnato il feretro in corteo dal negozio di via Don Minzoni. Quello storico, nel cuore di Busto Arsizio, aperto dal padre Giovanni. Adagiata alla bara, la pala per infornare il pane e quella pizza diventata un’icona anche oltre i confini della città. “La pizza del Colombo”.

«Adesso in Paradiso non devi più produrre pane, ma amore», le parole del prevosto emerito Claudio Livetti, lette da monsignor Pagani durante il funerale. Al termine del quale sono stati fatti volare dei palloncini bianchi con la scritta “grazie”. 

Il messaggio di monsignor Livetti 

Memoria, riconoscenza, fede. Le tre esperienze citate dal prevosto durante l’omelia. Memoria: «Anch’io ho avuto la gioia di conoscere Gildo nel suo splendido capannone, dove si lavora tutti i giorni», ha detto monsignor Pagani, per poi leggere un testo di Sant’Agostino e, a proposito della riconoscenza, un messaggio del prevosto emerito Livetti, che non ha potuto partecipare alla funzione per motivi di salute, ma ha celebrato una messa nella sua stanza in contemporanea, unendosi «al dolore della moglie Adelaide, dei figli Giovanni, Matteo e Chiara, della famiglia, degli amici e di tutti i lavoratori del panificio». 

«Ringrazio il buon Dio per la bella famiglia di Gildo», ha scritto monsignor Livetti, ricordando alcuni momenti della vita dei figli e dei nipoti in occasione dei quali emergeva la grande umanità di un uomo in apparenza burbero.

«Ringrazio il buon Dio – ha aggiunto – per l’attività produttiva. Da un unico negozio è nata una catena di locali uno più bello dell’altro. Ricordo la benedizione di quello in corso Sempione. Ha dato il pane ai dipendenti e a numerosissimi clienti. Adesso in Paradiso non deve più produrre pane, ma amore. Per Adelaide, i figli, la famiglia, continuando a pensare anche all’azienda».

L’ultima esperienza su cui si è concentrato monsignor Pagani è la fede. «La più difficile: credere che con la morte non finisca tutto». 

I dipendenti: «Un uomo d’azienda vecchio stampo»  

Anche i dipendenti hanno ricordato con commozione «il signor Gildo»: «Era un testone, apparentemente brusco se non lo conoscevi a fondo, ma era quel tipo d’uomo che non ha mai mancato di farti le sue scuse se si accorgeva di aver sbagliato o di farti un complimento se te lo eri meritato. Non ha mai amato stare alla scrivania, potevi trovarlo in produzione, a fare il giro nei suoi negozi, conosceva chiunque di noi perché con chiunque ha sempre scambiato una parola. Era un uomo d’azienda vecchio stampo, di quelli che amano provare e riprovare al tuo fianco in prima persona finché il risultato non raggiunge quello desiderato». 

E ancora: «Altrettanto note erano le sue sfuriate se qualcosa non andava per il verso giusto, perché lui era così, determinato, a volte duro, ma sincero. Ha cercato di trasmettere la sua esperienza a molti di noi, nella speranza che quanto aveva costruito non andasse perduto. E se oggi siamo qui così numerosi per salutarlo un’ultima volta, il merito è di quanto ha saputo costruire come persona prima, e uomo d’azienda poi». 

In memoria del suo amore per gli animali, i dipendenti – che nei giorni scorsi avevano realizzato un pane a forma di croce – hanno fatto una donazione a suo noma alla Lav, associazione da lui sostenuta in prima persona nel corso della vita. Al termine del funerale, sono stati liberati nel vento dei palloncini bianchi con una sola parola: grazie.

Riccardo Canetta

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