Un quarto di secolo insieme. Poi, in estate, lo strappo, con Gigi Farioli che sceglie di candidarsi in alternativa al centrodestra "tradizionale" e Forza Italia che, invece, rimane nella coalizione a sostegno di Emanuele Antonelli.
Seguono interventi, repliche e controrepliche a distanza, fino alla decisione dell’ex sindaco e attuale consigliere comunale di Busto di autosospendersi dal partito.
In questa situazione, oggi Farioli ritiene che il fondatore e leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sia la figura ideale per il Quirinale? La risposta breve è che il Cavaliere sarebbe un ottimo presidente della Repubblica, ma mancano le condizioni per una sua elezione condivisa.
Quella più articolata parte da una premessa: «Il mio strappo da e con Forza Italia è una ferita ancora aperta e non suturata. Così come il grande senso di riconoscenza, di stima e affetto nei confronti di Berlusconi».
Ciò detto, «altro è l’auspicio per il momento politico. Credo che oggi il bipolarismo creato da Berlusconi sia finito. Ed è finito, come ha dimostrato questa legislatura, in un bi-populismo che va superato nell’interesse di un’Italia liberale, moderata, pragmatica, cristiana, riformista, europea.
In questo momento, se è vero come è vero che Berlusconi ha sicuramente le caratteristiche, la qualità, la storia, i rapporti e la credibilità internazionale per poter rappresentare l’Italia in Europa e nel mondo, è altrettanto vero che io auspico una soluzione che sia condivisa il più largamente possibile dalle forze politiche. Insomma, ritengo che siamo a un collo di bottiglia difficilissimo in cui i partiti e le forze politiche stanno sempre più rivolgendosi al proprio ombelico piuttosto che all’interesse del Paese e all’interesse di quel Paese che oggi si riconosce in quella che è stata la scelta lungimirante di Berlusconi, di Mattarella e di Renzi di porre Draghi per dare una svolta».
Dunque, «anche se Berlusconi sarebbe un grande presidente, credo che non esistano le condizioni per eleggerlo in questo momento. Purtroppo le politiche camminano anche sulle contingenze, sulle miserie, sulle ambizioni, sulle velleità personali, sul cuore, sulle gambe, sulla testa di chi è chiamato a compiere delle scelte.
Mi auguro che il Paese sappia continuare con l’esperienza Draghi, che spero possa rimanere a fare il presidente del Consiglio anche dopo le elezioni del 2023. La mia stima e la mia riconoscenza nei confronti di Berlusconi mi fanno dire che oggi un’elezione non condivisa di Berlusconi potrebbe aprire uno scenario che sarebbe un male per lui stesso e per la politica».
L’auspicio di Farioli, dunque, è che si arrivi all’elezione di un «presidente della Repubblica “mattarelliano”, nel senso che sappia rappresentare l’unità del Paese, e che nascano forze politiche che sappiano poi lanciare l’agenda Draghi come continuità non solo per quest’anno, ma anche dopo il 2023».
Di più: «Mi auguro che si arrivi, senza veti inaccettabili anche su Berlusconi, a un presidente condiviso che nomini senatori a vita Berlusconi e Prodi, pacificando il sistema e mettendo fine a una Seconda Repubblica che ha dato tutto quello che poteva dare».