Territorio - 09 gennaio 2022, 23:34

Il collega di Paitoni: «Se fossi morto io, il bambino sarebbe ancora vivo»

L’uomo è ancora sotto shock per essere stato vittima della furia di Davide Paitoni lo scorso novembre, ma alla notizia dell’omicidio del piccolo Daniele ha solo pensato che avrebbe preferito morire lui

Il collega di Paitoni: «Se fossi morto io, il bambino sarebbe ancora vivo»

Poche parole, pronunciate al telefono alla giornalista della trasmissione Controcorrente-Prima Serata, ma toccanti. Il collega di Davide Paitoni, che a novembre è sopravvissuto alla furia dell’uomo che un mese dopo ha ucciso il figlio, ha raccontato quei drammatici momenti.

«Nessuno andava d’accordo con lui in azienda – ha detto – Quel giorno stavamo parlando perché volevo capire cosa gli avessi fatto, perché ce l’aveva con me, e lui ha tirato fuori un cutter a lama dura e mi si è scagliato contro. Mi ha ferito alla coscia sinistra, alla gamba, ma anche dietro la schiena e alla testa. Mi sono salvato solo perché ho avuto la forza di afferrare la lama a mani nude e strappargliela».

L’autista della ditta di Azzate, dove anche Paitoni lavorava, è vivo per miracolo, ma alla giornalista ha detto che avrebbe preferito morire, alla luce di quanto accaduto il primo gennaio. «Quando ho scoperto che era lui il padre assassino, la prima cosa che ho pensato è che avrei preferito morire io – ha detto – Se crepavo quel giorno, lui sarebbe finito in carcere e il bambino era ancora vivo».

L’intervista si è interrotta qui, ma la conduttrice, Veronica Gentili, ha detto che la seconda parte andrà in onda nei prossimi giorni. In studio anche Rita Dalla Chiesa, il condirettore di Libero Pietro Senaldi e il magistrato Alfonso Sabella, che ha spiegato perché Paitoni poteva vedere il figlio: «Perché un genitore agli arresti domiciliari è già stato giudicato mediamente pericoloso, altrimenti sarebbe stato in carcere. Esiste anche un diritto del bambino a stare con il genitore e non solo il contrario».

Valentina Fumagalli

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