Storie - 17 dicembre 2021, 15:54

Don Isidoro Meschi continua a ispirare

Le parole del sacerdote, ieri sera, a Radio Maria, tratte da un’omelia del 1989 e dal testamento spirituale scritto pochi mesi prima del martirio

Don Isidoro, al fianco di monsignor Claudio Livetti. Foto dal sito www.donisidoro.it

Don Isidoro, al fianco di monsignor Claudio Livetti. Foto dal sito www.donisidoro.it

Si è parlato di don Isidoro Meschi, ieri sera, a Radio Maria. Per circa 45 minuti, la trasmissione “Mariatona” si è incentrata sulla figura del sacerdote ucciso a Busto Arsizio nel 1991. Non per una semplice commemorazione (don Isidoro morì a febbraio)  ma per la profondità dei suoi messaggi. Punto di partenza, lo scrigno del volume “Le sessanta prediche di don Isidoro”. Le sue parole sono state indirizzate in via privilegiata, non esclusiva, ai preti. Perché questo era don Isidoro, un prete. Anche i non credenti ne ammiravano la cultura, la saldezza, l’intuito e l’impegno (come noto, fu tra i fondatori della comunità per tossicodipendenti “Marco Riva”). Ma prima che un professore (preparatissimo), uno sportivo o un operatore del sociale, fu prete. Una vocazione, la sua, germogliata in tenera età, come naturale evoluzione del contatto con il Vangelo.

Ieri sera, Radio Maria ha riecheggiato una sua omelia del 1989. Complessa e semplice insieme. Folgorante e commovente. Don Isidoro parlava di una gioia, quella del Natale, totale, pressoché incompatibile con la ragione. Parlava del manifestarsi di una presenza, quella del bimbo, di Cristo,  «…insospettabilmente meravigliosa». E osservava che i pastori, gli umili, presero sul serio quella presenza.

Riflessioni incastonate in un quadro tratteggiato dal testamento spirituale che don Isidoro scrisse pochi mesi prima di morire, per l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale. Quello in cui accosta ripetutamente le parole “Dio” e “amore”. Quello in cui don Lolo, come lo chiamavano gli amici, magro e forte come una roccia al tempo stesso, si descrive parlando, testualmente, di timidezze, paure, non lineare emotività.

La trasmissione di Radio Maria ha ricordato anche il suo omicida. Nel modo corretto. Troppe volte, in passato, di lui si è parlato in termini algidi o dipingendolo, erroneamente, come un ospite della comunità Marco Riva. Maurizio era, invece, un suo amico, un “amico fragile” al quale don Lolo dedicava parte del suo tempo e il suo affetto, indipendentemente dall’impegno alla Marco Riva. Una generosità pagata a caro prezzo ma, certamente, senza pentimenti.

Stefano Tosi

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