Quando l'incontro con Giusepèn si snocciola attraverso gli "occhietti furbi" e il sorrisetto malizioso, vuole dire che Giuseppino sta bene e che Giuseppino vuole sdrammatizzare ogni tipo di discussione, pur rimanendo nell'alveo del buon gusto e della correttezza.
Va così anche stavolta. Giusepèn parla di... foruncoli (bugnon). "Candu s'è giuan i scondan a brutua e candu s'è levèl i mustran i voei" (quando sei giovane, (i foruncoli) nascondono gli sfoghi che si manifestano nella crescita e quando sei quasi adulto (levèl) mostrano le voglie).
Adesso (più o meno) so dove va a parare Giuseppino. E lui comincia... dall'ittiolo. E' la vera medicina di un tempo antico. Serve proprio per "tial a cò" farlo spurgare e mostrare quindi, di conseguenza, la pelle liscia senza imbrattarla di segni particolari. L'accostamento al sesso è per Giusepèn un argomento esplicativo e lo spiega con naturalezza. A "quei tempi" (quelli di Giuseppino), non è che l'argomento veniva sviscerato in modo palese. Si arrivava a "capire tutto" in maniera approssimativa, magari ascoltando certi discorsi degli adulti, anche in virtù della sete di sapere.
Giuseppino va dritto nell'insegnamento, senza scandalizzare chi lo ascolta (ci sono io, ma c'è Maria, sua figlia che è tutta orecchie per conoscere "il dopo"). Dice Giuseppino che "i voei" (le voglie) sono del tutto naturali... guai se non ci fossero... gli ormoni devono fare il loro corso e determinano le "conseguenze" della vita... la procreazione.
Certo che l'argomento è scottante, ma Giuseppino non è volgare e con la sua eleganza riesce a esprimere il proprio parere. E' normale "illustrare" un atto normale e far comprendere a chi ascolta che c'è nulla per cui stupirsi. S'affretta ad aggiungere, Giuseppino che anche per le femmine succede la stessa cosa. Anche loro hanno l'adrenalina che schizza e la natura "l'à pensò pulidu" (ha pensato bene) di fare incontrare le parti del sesso per il cosiddetto incontro d'amore. Ne segue una discussione estremamente pacifica che mira a conoscere la verità senza quei "misteri" che coinvolgevano le generazioni passate che poi producevano (a volte) guai irreparabili, per l'ignoranza imperante che nessuno si prendeva l'ardire di debellare.
Quando la natura "chiama", il corpo "risponde". E' una legge di vita, non un capriccio.
Spiegato l'andazzo che poi è un modo di procedere molto criticabile, Giuseppino vuole dire che certe gravidanze di allora, capitavano per caso, per la non conoscenza delle conseguenze. Ragazze e ragazzi non avevano coscienza di certi "movimenti del corpo" e si arrivava al "desiderio" senza comprendere ciò che stava accadendo. Ecco quindi l'allusione ai "bugnon" (foruncoli) e... all'ittiolo che ne mostrava le... conseguenze.
Visto che ci siamo (replica in italiano Giuseppino), "t'a contu chèl che disean i oman candu i capisèan non ul pendizzi" (ti racconto quanto dicevano gli uomini, quando non comprendevano l'argomento). E prosegue "roba da sgrabelassi cunt'un ciòd rugin" oppure "cuntò i pei dul cu, cunt'i guanti da boxis a ogn a ogn senza fa sanghi" - traduzione - (roba da grattarsi con un chiodo ruggine) e (contare i peli dal sedere, con i guanti da boxe, uno a uno, senza fare sangue). Conclude l'argomento Giuseppino "dumò i vegi Bustochi i sàn e i capissàn chi frasi chi" (solo i vecchi Bustocchi conoscono e comprendono queste frasi): Certo che... grattarsi con un chiodo ruggine o depilars (o contare) con infilato sulla mano un guantone di boxe e... a uno a uno togliere i peli è... quasi drammatico, ma la frase è vera e autentica e la... verità potrebbe impressionare, ma è la verità.
Giusepèn... l'è una dàa Asperula - sono io ora a proporgli "Giuseppino è ora della Asperula" (la grappa trentina che conserva Giuseppino dentro il frigor). Gli "occhietti furbi" brillano tuttora.