Venti dei bambini di suor Marcella Catozza a Haiti sarebbero al sicuro. Salvi. Se non fosse per la burocrazia italiana. L’Italia ha una precisa responsabilità e ad essa si appella in queste ore convulse la religiosa bustocca.
Mentre la violenza cresce e minaccia i più fragili (LEGGI QUI), c’è una consapevolezza amara, anzi drammatica. «Venti di questi bambini erano già salvi in Italia dentro un progetto di studio che andava benissimo ben inseriti e con ottimi risultati – ci dice suor Marcella - ma che l'Italia ci ha rimandato indietro dicendo che la legge non permette a un minore di 14 anni di studiare in Italia».
Se fossimo vicini, ci scrive la missionaria «salirei su un barcone con loro!». Questo dramma nel dramma era stato messo in luce anche a livello nazionale ed era intervenuta Striscia la notizia al rimpatrio.
«Non chiedevamo niente economicamente allo Stato – ricorda la religiosa - il progetto si finanziava con i tanti benefattori che credono in quello che facciamo».Il più piccolo si chiama Roodson e ha 7 anni : ha frequentato la prima e la seconda elementare ed è ad Haiti in terza senza saper il francese. Il più grande Chico che ne aveva 15 ha finito la terza media ed ha iniziato la scuola agraria a Novara.
Scriviamo questa volta il loro nome di battesimo, perché questi bambini hanno un volto, un nome, un futuro che stavano costruendo e l’Italia lo sta mettendo in pericolo per questioni burocratiche: ha il dovere morale di intervenire.
«Fateci avere dei visti di studio dandoci il permesso di farli ripartire» invoca suor Marcella.