Busto Arsizio - 07 novembre 2021, 11:00

Il professor Roggia, «una stella luminosa per cultura e valori civili»

A dieci anni dalla sua scomparsa le parole di Luigi Giavini ricordano il docente al quale è stata intitolata la biblioteca di Busto Arsizio. A Novara era stato l'insegnante di Scalfaro, a Busto ha formato tante generazioni. Il no al fascismo che gli tolse la cattedra. La passione per le antiche civiltà e quegli auguri in assiro-babilonese: esempio di un uomo che ha sempre cercato, «con la certezza che tutto ha un perché»

Il professor Roggia, «una stella luminosa per cultura e valori civili»

Ha reso possibile la biblioteca. È stato un riferimento per diverse generazioni di studenti. Dal suo alunno più citato, il presidente Oscar Luigi Scalfaro, ai tanti ragazzi che hanno appreso da lui al liceo Classico a Busto Arsizio. Oggi ricorrono i dieci anni della scomparsa del professor Gian Battista Roggia. Un ricordo intenso affiora ripetutamente nelle pagine di "Pensiario 2018 - 2021"  di Luigi Giavini.

Ricordando il valore oggi più che mai del «patrimonio morale e culturale di un uomo di rara virtù».  E spiega Giavini: «Orfano a 7 anni, fu educato dal  nonno paterno ad affrontare la vita con la certezza che "tutto ha un perché"». Il professore nasce a Racconigi nel 1913, si laurea in Lettere nel 1937 all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi dal titolo Saggio sulla civiltà di Canaan – dal sec. XVI al sec. XIII a.C., condotta sotto la guida del professor monsignor Giustino Boson: ne diventò assistente volontario nell’anno accademico 1937-1938, assistente volontario, come si ricorda nel Fondo Gian Battista Roggia.

Le antiche civiltà sono una luce per lui e ne guidano la ricerca: sarà sempre così, con quei suoi occhi che si illuminavano nelle esplorazioni. Giavini conserva un biglietto di auguri natalizi, scritto nel 2007, scritto in assiro-babilonese. Questo era il professor Roggia, non mera erudizione: piuttosto, ricca umanità.

Insegnò al liceo classico di Novara, ma nel 1944 si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica Sociale Italiana: non poté più insegnare, finché non avvenne la Liberazione.

Poi la sua vita a Busto, dove nel 1950 promuove la fondazione della biblioteca comunale di Busto Arsizio. «“Leggete, leggete, leggete, troverete bellezza e verità” – erano parole che Roggia amava ripetere in una instancabile attività di valorizzazione e di divulgazione della cultura» si ricorda nel Fondo. Insegnante di lettere al Crespi di Busto, poi preside a Saronno, cittadino benemerito,  Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e tra i riconoscimenti quello partigiano.  

«Chi avrebbe mai immaginato che un episodio all'apparenza banale - cita Giavini - avrebbe portato il bambino Roggia a diventare una stella luminosa per cultura e valori civili?». Lo stesso professore, infatti, raccontò che a Fossano un giorno transitò un lungo corteo di mezzi militari e Tistín (diminutivo di Battista) li inseguì come gli altri ragazzini, ma gli ordinarono di fermarsi immobile sui gradini. Lo colpì un'iscrizione per lui indecifrabile all'ingresso del cimitero ebraico, ci tornò finché un signore di nomo Cohen gli aprì quel mondo. 

Il rapporto con gli studenti è spesso andato ben oltre gli anni del liceo e si ricordano le visite di Giavini, Franco Mazzucchelli e altri ex compagni di scuola per fargli gli auguri, conversare, abbeverarsi a quella sua saggezza luminosa come il suo sorriso. Scomparve a 98 anni, il professor Roggia con ancora progetti di ricerca e scrittura in corso. 

«Quanto imparai non solo al Liceo Classico ma anche nei decenni in cui gli fui accanto! Una continua lezione di vita che coinvolgeva tutti nel cercare risposte al "perché" del nostro Essere» ricorda Giavini.

Marilena Lualdi

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