Descrivere qui l'espressione di Giusepèn, dopo che lo stesso ha letto l'articolo precedente è quasi ....tragico. Nel senso che sono mescolate in unica espressione, il comico, lo stupore e pure il ....tragico. "U capì naguta" sentenzia Giuseppino nella sua proverbiale semplicità, tesa a inseguire sempre sia la lealtà sia la verità necessaria per chiarire e mai per sbalordire.
Stavolta, Giusepèn è esterrefatto, ma pure gioioso di volere apprendere. Poi, rivolto a me: "te ghe 'na facia da cuprisèla" che letteralmente fa "hai una faccia da copri sella" e non tutti sanno cos'è. In tempi in cui la bicicletta costituiva il maggior mezzo di locomozione, si rendeva necessario il "copri sella" per salvaguardare il posto dove ci si sedeva per pedalare.
Lo si faceva spesso, per un motivo economico. Strofina oggi - strofina domani, la sella della bicicletta si deteriorava e necessitava di ....manutenzione o addirittura di essere sostituita da una sella nuova. Comprare una sella nuova era costoso; quindi si limitavano le spese, dotando la sella della bicicletta di un comodo ed efficace "copri sella" ...una specie di cappuccio da "calzare" sulla sella stessa ....(stavo scrivendo ....come un ...preservativo da ....indossare).
L'espressione (e non un epiteto) di Giuseppino per me, vuole solo significare il commento che metto subito in chiaro. "Come hai potuto inserire nel nostro dialogo, un argomento che non conosco, che faccio fatica a comprendere, che ti attirerà delle critiche che (magari) faranno calare nei Lettori, l'interesse nei confronti tuoi e dei tuoi scritti". Prima di rispondergli, lo abbraccio e gli faccio notare che la mia è una reazione nei confronti di chi è semplicemente saccente e che il mio vuole essere un omaggio alla memoria del Prof. Giorgio Cortolillo che, pur conoscendo a menadito il Dialetto Siciliano (ricordiamoci che, se Dante non avesse scritto la Divina Commedia, oggi in Italia parleremmo la Lingua Sicula emersa dalla Scuola di Manfredi, sorta in Sicilia) ha voluto con interesse conoscere il Dialetto Bustocco ....nato dal "romanico" e non dal tedesco Celto. Qui, Giuseppino si "ammorbidisce" e ....ritratta un tantino, il giudizio che ha espresso pochi minuti fa.
Quindi, alle "critiche" (necessarie) non ho paura e al "calo" delle simpatie dei Lettori, non temo. Glielo dico a Giuseppino. I nostri Lettori, amico Giusepèn sanno che quel che c'è da dire, lo si dice, in tutta semplicità. Mai per ferire la suscettibilità delle Persone, ma solo per chiarire ....come va il mondo, magari conoscendo la Storia e (sempre magari) mettendo in piazza le esperienze degli studiosi ...il Prof. Cortolillo, per esempio.
Il termine "facia da cuprisèla" è diventato poi una specie di presa in giro nei confronti di chi ha ....poco pudore nel manifestare le proprie azioni, ma pure nei confronti di chi, mente per la più becera convenienza. Chi, insomma....mente sapendo di mentire, purchè questa menzogna gli torni a suo esclusivo vantaggio.
Non è tutto qui....il "facia da cuprisèla" lo si diceva al bambino che compie una marachella e che (quasi) subito dopo chiede perdono, magari con una smorfia o un atteggiamento di ...resa. Un esempio l'ho sperimentato di persona. Si giocava a dare calci alla palla (non la solita partita al campetto) e si era una decina di ragazzi. Ci avevano già ammonito di stare attenti ai vetri delle finestre e di andare altrove a tirare calci al pallone.
Fatto è che un mio improvvido tiro è naufragato sul vetro della finestra e l'ha mandato in frantumi. L'Angioletta (detta la "napoleona") è balzata fuori di casa e ha subito detto "chi ghe stèi?" .....ho alzato la mano, scagionando i compagni e ho mostrato il mio viso contrito in attesa della ....pena. "Mo tèl paghi" (adesso lo paghi) e subito dopo, l'Angioletta ha visto la mia ...."facia da cuprisèla" e ha ....mitigato la pena. "Par stà oelta la va ben insci ...cun chèla facia da cuprisèla ca te ghe, t'à fo pago non ul vedar ca te rutu" (per questa volta lasciamo andare ...con quella faccia da copri sella che hai, non ti faccio pagare il vetro che hai rotto).
A volte....un'espressione contrita, veritiera e genuina, fa scaturire la benevolenza degli altri. A volte (meglio dirlo), no e si pagano le conseguenze!