Con quali difficoltà, a Cassano Magnago, si sono dovute misurare scuole e Comune? Hanno tirato le somme su quanto avvenuto tra estate e prime settimane di lezioni il sindaco, Nicola Poliseno, e l’assessore all’Istruzione, Elena Giardini, nel corso di una conferenza stampa in Municipio. Bilancio partito da una nota più che positiva: la distribuzione di un fondo regionale da oltre 40mila euro (il Comune riconosce comunque ogni anno un contributo) girato alle realtà che hanno promosso campi estivi durante la bella stagione 2021: parrocchie, società sportive, scuole dell’infanzia, associazioni. Proposte, variamente formulate, che sono andate incontro alle esigenze delle famiglie, come noto complicate dal Covid, garantendo ai più giovani “tempo di qualità”.
«I soggetti educativi che hanno portato avanti queste iniziative – ha specificato l’assessore Giardini – sono nove. Hanno coinvolto, a seconda dei casi, qualche decina o qualche centinaio di bambini. Per ripartire il fondo abbiamo tenuto conto dei numeri. Di ragazzi e di settimane. Un lavoraccio. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Parliamo, in tutto, di attività per 1.800 bambini».
E la scuola? «Non posso dire che sia iniziata con preoccupazione – ha affermato Poliseno – ma con un po’ di apprensione sì. Se non ci fosse stato l’obbligo vaccinale avremmo introdotto noi una misura. Ma i presidi hanno comunicato in anticipo che tutto il personale era vaccinato».
Anno scolastico al via, dunque, ma con qualche grattacapo supplementare per i servizi connessi. Primo punto toccato, il sostegno alla disabilità. Così Elena Giardini: «Il Comune interviene garantendo educatori per quanti hanno bisogno di sostegno e che il sostegno non ce l’hanno. Dsa, disturbi dell’attenzione certificati e così via. Garantiamo circa mille ore settimanali, per un impegno, all’anno, tra 700 e 800mila euro. Il meccanismo è criticabile ma continueremo a sostenere. Ci crediamo».
Discorso complesso, e diversificato, tra ostacoli posti dal Covid, cambiamenti nella normativa di riferimento e comportamenti variabili delle famiglie, per i servizi di pre e post scuola. «Col pre-scuola non ce l’abbiamo fatta – ha ammesso l’assessore – dal momento che abbiamo raccolto meno di trenta adesioni, sparse, su 1.200 studenti. Invece per le attività pomeridiane sono arrivate 150 richieste». In questo caso, il problema era trovare una soluzione che unisse sostenibilità economica (almeno cinque bambini per gruppo, o bolla, con relativo reclutamento di educatori), gestibilità in caso di positività al Coronavirus (limitazione delle conseguenti quarantene) e istanze dell’Amministrazione comunale. «Alla fine – ha tirato le somme Elena Giardini – anche alla luce di un cambio normativo, abbiamo creato “gruppi stabili”. Comprendono dai quattro ai 13 bambini, con indicazioni precise, e diverse rispetto a quelle di settembre, su eventuali quarantene per positività. Fra l’altro il numero di richieste è cresciuto, ne abbiamo raccolte nove in più rispetto a quelle iniziali. Potrebbero crescere ancora».
Situazione attuale: 16 gruppi di post scuola con altrettanti educatori (che prima della pandemia erano sette o otto, l’impegno economico del Comune è cresciuto in proporzione), rette ferme (30 euro al mese) e richieste in numero anomalo di uscite anticipate per i bambini. Fenomeno di gestione complessa e sul quale l’assessore promette approfondimenti.
Mantenendo un punto fermo: «Le Attività Integrative Pomeridiane non sono e non saranno un parcheggio. Hanno uno scopo educativo. Anche se costano, sia in termini economici, circa 100mila euro l’anno, e di lavoro, proseguiranno con questo spirito».