A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione vaccinale nei luoghi di lavoro, gli attivisti anti green pass e anti vaccino obbligatorio hanno confermato e raddoppiato la loro presenza nel centro di Busto. Presidio in piazza Santa Maria e, a seguire, corteo verso piazza San Giovanni. Alla fine sono stati un’ottantina a ritrovarsi intorno al gazebo e a sfilare in centro, al grido di “No green pass”.
Un pomeriggio segnato da momenti musicali e “microfono aperto” , con interventi che hanno toccato soprattutto esperienze personali, fra racconti di depressioni, degenerate in periodo di lockdown, e opposizione alle misure anti Covid, soprattutto quelle che toccano il mondo del lavoro, a partire dalla scuola.
Ai passanti sono stati distribuiti due documenti. Il primo, intitolato “Il green pass rende liberi?” era articolato in sei punti. Nel mirino, innanzitutto il vaccino, la cui iniezione «…non offre garanzie: è comunque possibile contrarre il virus e contagiare […] La campagna militar-vaccinale ha un approccio concorde con il futuro scellerato che qualcuno auspica». Stigmatizzato il contesto nel quale si sviluppa la ricerca: «Tutti hanno preso e continuano a prendere soldi da multinazionali legate ai vaccini, all’ingegneria genetica, digitale e robotica». Situazione che minaccerebbe, con lo strumento dell’imposizione, la libertà degli individui. «È chiaro – prosegue il documento – che stiamo correndo verso una trasformazione incontrovertibile, veloce quanto violenta, senza precedenti nella storia della nostra specie». Capitolo green pass: «Non si attesta uno status sanitario ma è un documento che consente di accedere a luoghi controllati. È stato presentato come salvifico, l’ennesimo strumento definitivo di risoluzione della “crisi pandemica”, uno sforzo collettivo per tornare all’agognata normalità con una narrazione così contorta e contraddittoria da divenire accettabile per moltissime parti sociali solitamente in contrasto tra di loro».
Infine, l’esortazione: «Contrapponiamoci al delirio onnipotente della tecnocrazia, della rivoluzione industriale 4.0, delle smart city, della rete 5g, dell’accumulo dei nostri dati sensibili, dell’intelligenza artificiale, della socialità virtuale, del monitoraggio dei nostri corpi».
Un secondo documento che passava di mano in mano era intitolato “I dieci stadi del genocidio”. Da “classificazione” a “falsificazione”, passando per fasi come “discriminazione”, “disumanizzazione”, “sterminio”. Un percorso che, stando al testo, in Italia sarebbe già avviato.
E i passanti? Fra quanti hanno tirato dritto o sibilato commenti di disapprovazione, qualcuno, incuriosito, si è fermato ad ascoltare. Anche l’annuncio di una nuova iniziativa promossa da Assemblea Popolare, la realtà che catalizza l’impegno degli attivisti “no green pass” sul territorio. "Eco di piccole resistenze" si concentrerà sulla scuola e prevede la raccolta di storie ed esperienze provenienti dal mondo dell’insegnamento.
Il 15 ottobre, intanto, si avvicina.