Sport - 01 ottobre 2021, 07:00

Stadio Aperto, Serafini ai tigrotti feriti: «Siate orgogliosi, il sole deve tornare. Bisogna avere fiducia»

Lo storico capitano della Pro Patria in trasmissione ha spronato la squadra dopo la caduta di Lecco: «Qualche difficoltà è normale al cambio della metodologia. Ma Busto vuol bene a chi versa sudore, impegno, sentimento. Io allenatore biancoblù? Sarebbe magnifico». Le riflessioni sul pubblico (ridotto): «È la morte del calcio, vanno rivitalizzate le nuove generazioni»

Stadio Aperto, Serafini ai tigrotti feriti: «Siate orgogliosi, il sole deve tornare. Bisogna avere fiducia»

Contento di allenare l'under 17 della Feralpisalò: «Ho trovato un'opportunità di crescere, un ambiente serio. Era quello che cercavo».

Con gli occhi puntati sempre su ciò che fa la Pro Patria: «Chiaro. La seguirò sempre. Guardo come fa giocare i ragazzi mister Prina. L'ossatura è rimasta, qualche difficoltà è normale al cambio della metodologia».

Così Matteo Serafini, storico capitano della Pro, parla di sé, del calcio oggi, della maglia che gli è rimasta incollata al cuore. Ricorda il campo rovente del Lecco, dove lui proprio dieci anni fa segnò il gol della vittoria e dove la Pro mercoledì è caduta, invita però ad avere pazienza: «Mi auguro che sia un episodio, bisogna aspettare che maturino i ragazzi arrivati a Busto».  

Gli arrivano quesiti e messaggi di affetto, durante la trasmissione. L'immancabile omaggio di Daniele De Grandis: «Il miglior capitano della storia, con rispetto agli altri. Vieni a mangiare la pizza da me o in pasticceria». Familiarità che fanno parte di amicizie speciali, di quella Busto - ricorda Matteo - che può mostrare un volto ruvido, però vede quando «versi sudore, impegno, passione... i ragazzi devono essere orgogliosi di indossare quella maglia. A volte c'è chi ti critica, l'ambiente ti sembra grigio come il cielo di Busto di inverno, ma il sole deve tornare... e ti fa sentire in una grande famiglia». La famiglia che emerge anche dal video di Lorenzo Pisani. Ci si augura - perché no - che anche piccoli Serafini crescano e siano tigrotti.

Quanti anni con la Pro, luminosi e difficili. La partita del cuore, quella in concomitanza, quella di Savona che coincide con la nascita del figlio. 

La ricompensa si fa sempre più valida nel tempo, nell'affetto di Busto. È questo che i tigrotti oggi devono pregustare.

E il pubblico così ridotto: «Diventa problematico fare calcio in questo momento storico, ma la volontà delle società dev'essere quella di riappropriarsi dei propri tifosi, coinvolgerli, fare prezzi bassi, ma non credo sia una sola questione economica. Devi rivitalizzare nuove generazioni che non sono abituate a venire allo stadio. Ci vuole un po' di aria nuova... Impensabile che una partita professionistica possa avere 200, 300 persone. È la morte del calcio».

Ma farebbe l'allenatore alla Pro in futuro? «Sarebbe un'opportunità importante, avrei il vantaggio di conoscere i pro e contro. Poi profeta in patria, non so... c'è sempre questo rischio. Ma per me sarebbe magnifico».

 

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Marilena Lualdi


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