Accogliere e credere. Quando ci sediamo al tavolo dell'ufficio al primo piano del palazzo dell'Assunta a Gorla Maggiore, la presidente dell'associazione Icore, Luciana Lucietto, inizia a raccontare il centro antiviolenza che opera sul territorio all'interno dell'Ambito di Valle, evidenziandone i pilastri: le operatrici volontarie, in primis, ma anche tutta la squadra al femminile di avvocati, psicologhe e mediatrici culturali. Che accolgono la donna vittima di violenze e credono alla sua storia di soprusi e maltrattamenti.
«Riceviamo le donne allo sportello dopo una prima telefonata - ha raccontato Lucietto nella diciottesima puntata di #Backstage (QUI) - perché è essenziale che venga da loro il primo passo. La chiamata deve essere della vittima, non accettiamo quelle di parenti e amici; è importante che abbiano la consapevolezza di quello che stanno facendo, per poterle davvero aiutare».
Icore è stato protagonista, lunedì sera, del nostro format video che incontra e racconta le realtà associative del territorio. Il centro di ascolto con sede a Gorla Maggiore (presto aprirà un secondo sportello a Tradate, due giorni a settimana), è inserito nella rete antiviolenza provinciale. Aiuta le donne a comprendere le dinamiche del maltrattamento, ricercando le soluzioni più adatte affinché costruiscano un nuovo progetto di vita. «Capiamo la loro storia – ha proseguito la presidente del centro Icore - è fondamentale accogliere le donne in maniera empatica e credere, togliendoci ogni pregiudizio. Tra poco apriremo uno sportello anche a Tradate, perché non riusciamo più soltanto in questa sede a ricevere tutte e a mettere in atto i vari progetti».
La pandemia, anche in questo caso, ci ha messo lo “zampino”, accentuando le situazioni – gravi – già in essere, oppure facendo emergere nuovi casi di maltrattamenti e violenze tra le mura di casa. I numeri che la presidente ha elencato sono sintomo di un'emergenza da affrontare, con tutte le forze possibili. «Attualmente abbiamo in carico 125 casi di donne maltrattate; nel 2020 erano 96, prima ancora non superavamo le 50». Da qui l'esigenza di un'attività senza sosta («anche durante il lockdown abbiamo attivato tutte le modalità da remoto per tenerci in contatto con le vittime, assicurandoci che in quel frangente non ci fosse in casa il maltrattante») e di una equipe di volontarie sempre più numerosa e adeguatamente formata, anche sugli aspetti che riguardano i minori e la violenza assistita: «Attualmente siamo 22 socie sostenitrici. Dodici sono le operatrici che svolgono i colloqui, supportate da cinque avvocati (due penalisti e tre civilisti) e tre psicologhe».
Rompere il silenzio è un primo passo di per sé già molto difficile (quante donne ancora non denunciano maltrattamenti, purtroppo... ndr) che necessita di una ulteriore mano tesa in quello che l'associazione Icore chiama “progetto di fuoriuscita”. «Ultimamente le forze dell'ordine si appoggiano molto a noi, perché una donna che denuncia ai carabinieri poi ha bisogno di supporto, di trovare un ambiente che l'accolga e di instaurare un “rapporto di sorellanza” con le volontarie del centro».
Questo è Icore, che #Backstage ha raccontato anche nell'opera di sensibilizzazione all'interno delle scuole superiori della provincia, nelle iniziative di solidarietà sul territorio, nella rete a livello provinciale che si intreccia per ricercare soluzioni positive e restituire forza e consapevolezza alle donne vittime di violenza.
I contatti dell'associazione “Centro Antiviolenza Icore” su Facebook, Instagram e TikTok oppure allo 0331.618959. Giorni e orari: lunedì, mercoledì e venerdì 9-12, martedì e giovedì 15-18. Piazza Martiri della Libertà (palazzo dell'Assunta) Gorla Maggiore.
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