«Ciao sindaco Giovanni». Non c'è agosto che tenga, a Solbiate Olona. Per i funerali di Giovanni Bianchi, sindaco dal 1975 al 1995, scomparso in queste ore a 83 anni, sono accorsi tutti.
La chiesa gremita e ordinata ha accolto il feretro di quest'uomo, amministratore, imprenditore, volontario nel sociale, che aveva saputo seminare tanto bene. «Era un santo, Giovanni» mormora con gli occhi lucidi un solbiatese all'esterno della chiesa, chinando il capo mentre celebrava la messa don Alessandro Metre.
Una panchina per il sindaco Giovanni
Ed era un riferimento, una certezza anche per gli sguardi, che lo incrociavano in paese, dove attorno alla panchina nascevano conversazioni, ragionamenti. Lui «col suo cappellino del Gs Solbiatese, di cui era stato dirigente», come ha ricordato Angelo Olgiati, a nome del mondo sociale di Solbiate durante il messaggio finale. E proprio una panchina gli sarà dedicata, come a fermare quel segno della sua presenza anche così. L'idea è girata rapidamente e rapidamente è stata accolta, ha confermato il sindaco Roberto Saporiti. Che dopo il funerale ha sottolineato: «Come ha detto l'officiante, la presenza oggi è segno di quanto la popolazione volesse bene a Giovanni Bianchi. Ha governato per 20 anni, ha garantito lo sviluppo economico sociale del nostro territorio e questo mi sembra il miglior modo di dirgli grazie».
Grazie, quella parola che dalle nostre parti è così difficile pronunciare, è sgorgata naturale negli atti, nei ricordi, in quella presenza appunto che esclamava tutta la stima, l'affetto: «La notizia del tuo congedo terreno veramente ha scosso il terreno. Con discrezione, te ne sei andato, com'era nel tuo modo di essere».
Alla sua porta
Bianchi, il sindaco dello sviluppo economico, ma anche culturale e sociale. L'immagine evocata da Olgiati, le persone in difficoltà, senza lavoro, sfrattate, fuori dalla sua porta: tutte sono state accolte e aiutate. E i piccolissimi gesti, come il ricordarsi sempre, anche anni dopo, dei compleanni degli impiegati. Nel piccolo e nel grande, presente.
«Senza clamore, senza apparire, mettendoci dedizione, passione, hai fatto questo - e ha concluso - Giovanni, ci mancherai. Quella pagina in più che tutti i tuoi libri avevano, non sei riuscito a terminarla. Arrivederci e grazie».
Un lungo applauso ha concluso l'intervento e ha abbracciato Giovanni Bianchi, rivolgendo tutto l'affetto a moglie Odelia, i figli Cinzia e Fabio, i sui adorati nipoti Giulia e Matteo. Poi la polizia locale e i gonfaloni delle associazioni hanno atteso il feretro fuori per l'ultimo omaggio.
Ma Giovanni non se n'è andato: lo rivedranno, i solbiatesi ogni giorno, nei loro cuori e alla "sua" panchina.