«Surreale» questa attesa della decisione di Forza Italia. Il commissario cittadino Gigi Farioli non ha dubbi: il percorso di costruzione della lista liberal-popolare va avanti e, di conseguenza, non ci sarà una ricomposizione di un centrodestra «che si è dimostrato diviso».
A maggior ragione, è dunque improbabile, anzi «kafkiana», l’ipotesi di una separazione tra lui e il partito qualora “dall’alto” arrivassero indicazioni diverse rispetto al percorso tracciato.
Il problema, in altre parole, non si porrebbe…
La politica cittadina sembra essere in attesa di Forza Italia: rientra, non rientra? Qual è la situazione?
«Trovo che sia una situazione surreale. Siamo ad agosto, il famoso accordo (del centrodestra) di cui si parla risale a Pasqua. Nel frattempo c’è già stata la Pentecoste. Stiamo andando verso Ferragosto e credo veramente che la situazione sia surreale. Ad oggi non esiste alcun fatto nuovo e, del resto, per quanto concerne la scelta di Forza Italia, non ci sono nuovi accordi da rispettare. Questi sono stati già disattesi e quindi non credo ci siano condizioni che possano far rivedere qualunque cosa.
D’altronde, più ci siamo confrontati, più sono stati disattesi dagli interlocutori non solo aspetti di accordo politico, ma anche aspetti di fiducia, di coerenza. A questo punto, anche per quanto riguarda il rapporto con cittadini, famiglie, associazioni e altri, è emersa l’esigenza di andare a offrire la nostra modalità di visione della città, di modo di porsi e sensibilità in un progetto di centro autonomo e alternativo.
Questo è un percorso che abbiamo cominciato mesi fa, anche con Busto al Centro, che curiosamente oggi, nel momento in cui abbiamo superato la pregiudiziale del sostegno ad Antonelli che per noi era legato all’unità del centrodestra, curiosamente e improvvisamente fa un dietrofront (qui le parole del coordinatore di Bac Gianfranco Bottini). È a me incomprensibile, vista la condivisione profonda di prospettiva, offerta politica, fatti programmatici, visione, sensibilità e modalità di porsi nei confronti della città.
Tra l’altro, in perfetta linea con la necessità di dare credibilità e visibilità a un progetto che in questi giorni anche Giorgetti, stando alle pagine nazionali e ai retroscena, sembra condividere.
Cioè l’assoluta necessità, col governo Draghi, di dare una prospettiva a un modo di essere liberali, europei, popolari, garantisti. Guarda caso gli attributi che Berlusconi non si stanca di ripetere continuamente, ma anche alternativi alle sinistre oltre che ai sovranisti».
Qualcuno nel centrodestra sembra pensare che basterà escludere persone con tessere di partito dalla lista del sindaco per far sì che lo strappo rientri.
«Onestamente non ho mai partecipato a questione tecniche di accordi. Ho un documento scritto che risale a Pasqua che parla di non presentazione della lista del sindaco o eventualmente di presentazione di una lista che non sia del sindaco, ma di tutta la coalizione, totalmente civica senza la presenza di persone che abbiano e abbiano avuto ruoli amministrativi e politici.
Cito questo solo per la domanda, perché io non ho mai trattato su questo né intendo farlo. Ho rispettato, anche per senso gerarchico e senso del dovere, un accordo che era prima politico e poi tecnico stipulato a Pasqua. Oggi ci avviamo a Ferragosto...».
Se dovesse rivolgersi a chi non ha seguito la vicenda, come spiegherebbe i motivi per i quali Forza Italia esce dalla coalizione di centrodestra? Nella maniera più chiara possibile.
«Noi non siamo usciti dalla coalizione di centrodestra. Non abbiamo riscontrato nell’atteggiamento, nelle modalità concrete, nel rapporto di fiducia e sensibilità nei confronti delle istituzioni, degli alleati e anche dei potenziali avversari, quel tipo di serenità, e insieme di fiducia, che servono per poter offrire alla città una serena azione condivisa. Non esistono le condizioni per unirsi solo e unicamente nel nome di un astratto dogma di presunta unità di un centrodestra che non è unito a Roma, non è unito nel profondo neanche in tante realtà e qui a Busto si è dimostrato in questi mesi di approccio alle prospettive assolutamente diviso.
Noi abbiamo scelto di non calare dall’alto un’unità che non si è dimostrata tale, pur nel rispetto delle volontà politiche degli organismi provinciali che tanto fatica avevano fatto per poter garantire unità e tranquillità».
Fino a poco tempo fa, per gli osservatori l’idea di un centrodestra diviso sembrava fantapolitica. Lo stesso si può dire dell’ipotesi di Farioli che si allontana da Forza Italia se il partito dovesse tornare sui propri passi…
«Io non capisco questa domanda. E non capisco quelli che continuano in modo surreale, kafkiano, distopico – perché frutto di una dissociazione dalla realtà – a ipotizzare un mio allontanamento da Forza Italia, quando io non ho fatto altro che muovermi in linea con tutti i deliberati che Forza Italia ha assunto a tutti i livelli in questi mesi.
In linea con quella moralità, che Berlusconi e Caliendo citando spesso, del rispettare le cose dette prima ai cittadini e poi agli alleati».
Su queste colonne, Valerio Mariani (presidente del Consiglio comunale ed esponente del Pd), suggeriva ai candidati alternativi ad Antonelli di fare perlomeno una riflessione comune (leggi qui). Lei sarebbe disponibile a farlo?
«Pur nel rispetto di Mariani, credo che questa logica si porrebbe qualora si ritenesse che la battaglia politica fosse contro Antonelli. Io per primo sottolineo che una candidatura non è mai contro qualcuno, men che meno da parte mia, che sono stato forse il più grande sostenitore di Antonelli cinque anni fa, quando era civico, quando si poneva in alternativa ad altre proposte e quando accettò di sottoporsi alle primarie.
Oggi credo che non si debba essere contro qualcuno. Antonelli non è contro tutti, Farioli non è contro tutti. Così come mi auguro che non lo siano gli altri candidati.
Io ho l’ambizione, insieme con Forza Italia e gli alleati, di proporre qualcosa non contro ma pro, qualcosa non di compromissorio ma per una scelta che sia la migliore possibile.
Diversi interlocutori mi chiedevano di non essere costretti a scegliere in maniera asettica tra due schieramenti, ma di poter scegliere per un progetto politico credibile e autonomo.
Solitamente sono le curve che fanno rumore, ma quando le squadre scendono in campo, la partita si vince a centrocampo con la capacità di offrire bel gioco e fare gol».