Busto Arsizio - 27 luglio 2021, 07:30

DIARIO DI VIAGGIO. Bus riorganizzati in una Busto distratta (anche) dall'estate. Ma che va presa un po' più per mano

Da lunedì 26 luglio cambiati i capolinea, la rivoluzione è appena cominciata. Con opportunità di respirare per una città ancora troppo lontana dalla mentalità dei mezzi pubblici e la necessità di più chiarezza su alcuni punti a partire dai biglietti

Alcune tappe sugli autobus lunedì 26 luglio: qui la stazione centrale

Alcune tappe sugli autobus lunedì 26 luglio: qui la stazione centrale

Primo giorno, primo assaggio di riorganizzazione degli autobus di Busto (LEGGI QUI). Ci siamo messi in viaggio lunedì 26 luglio per viverne una parte e raccontarlo, compiendo il primo gesto così poco consono alle abitudini bustocche: lasciare l'auto nel box per una mattina. 

Prima tappa, sembra facile

Partiamo allora dalla mossa più facile anche per un neofita dei trasporti pubblici, ovvero acquistare il biglietto. Andiamo a colpo sicuro nella rivendita di quartiere, ma purtroppo i tagliandi sono esauriti e ancora non è andato a buon fine il rifornimento. Al bar vicino incontriamo la titolare di un'altra rivendita, del rione a fianco, che ne ha, assicura: ma dovremmo riprendere la macchina e non ci sembra molto in linea con l'esperimento. 

Andiamo allora a uno dei due nuovi capolinea, la stazione Nord. Qui troviamo una donna appena scesa dal treno e proveniente da un paese del Milanese. «Sa dove posso comprare i biglietti? Qui non li ho trovati» ci chiede. Ecco. Per fortuna, sta arrivando l'autobus e quindi la richiesta viene rivolta al conducente, che intanto fa salire dalla porta centrale. I biglietti a bordo non si possono acquistare però, quando arriva il controllore si segnala e si provvede, viene detto alla signora. 

Lei appunto non è di Busto ed è diretta all'ospedale, un po' spaesata. Il conducente promette che l'avviserà, quando deve scendere, cosa che farà.

Sull'autobus, direzione ospedale appunto, stanno viaggiando solo due persone. In piazza Trento Trieste, un mini innesto di viaggiatori. Un signore ci racconta che lui ha l'abbonamento annuale e si sposta comodamente in tutta Busto in questa maniera.

«Che bravo, quindi usa pochissimo l'auto» ci viene da rivolgergli un complimento.

«Mai. Mi hanno tolto la patente, per via dei punti».

In viaggio quasi da soli

Ok, una scelta volontaria ma non troppo. A questo punto, si arriva in piazzale Solaro. Quasi non la si riconosce, senza più l'ombra di un bus, da ex capolinea quale è diventata oggi. Un'assenza, che aspetta di diventare una ricchezza con una nuova visione della piazza e degli spazi del quartiere.

In via Da Brescia, nella rivendita si comprano i biglietti. Vorremmo partire dalla zona del pronto soccorso e del nuovo ingresso dell'ospedale, ma non vediamo alcuna fermata in evidenza. Saremo distratti, come questa Busto che d'estate si accorge ancora meno degli autobus? Ci spostiamo in via Castelfidardo dove ci "chiama"  un cartello supervisibile. 

Nel frattempo, è fine mattinata e ormai c'è una sola persona a bordo: noi. Alla stazione centrale, tutto tranquillo, le aree di sosta e partenza ben evidenziate: ripartiamo alla volta del cimitero. Viaggio rapido ed efficace, ammiriamo le manovre dell'autista che deve districarsi anche tra le auto in sosta. 

A questo punto, consultata la tabella, aspettiamo la linea per ripartire dal camposanto, sempre in solitudine. Il conducente ci fa salire dalla portiera vicino a lui e ci chiede subito il biglietto, che controlla scrupolosamente. Eseguiamo. 

Da lì a poco, finalmente, ritroviamo compagnia. Una signora, che si capisce quanto sia abituata a viaggiare con il trasporto pubblico: si sistema nella prima fila e fa notare che in alcuni autobus si sale dalla parte del conducente appunto, in altri invece viene aperta la porta centrale. 

Arriva l'acquazzone di turno, giusto il tempo di scendere a una delle fermate senza pensilina, in base alla legge di Murphy. Siamo tornati nella zona della stazione Nord, vicino al piazzale del mercato. 

Facciamo un calcolo: se fossimo andati all'ospedale in auto, ad esempio, contando i tempi necessari per trovare un parcheggio, avremmo sprecato almeno un quarto d'ora in più (con costi annessi). Se qualcuno in più degli oltre 83mila abitanti di Busto Arsizio se ne accorgesse, non ci sarebbe il desolante spettacolo di questi grandi bus semivuoti se non proprio deserti in certi momenti, a maggior ragione dopo la conclusione della scuola.

All'annuncio della riorganizzazione settimana scorsa si è parlato anche di biglietti elettronici in futuro e questo aiuterebbe. In generale, forse, non guasterebbero un po' più di certezze e di informazioni chiare, anche per aiutare chi viene da fuori città. O semplicemente un automobilista incallito che, superata la prima fase di imbranataggine e al netto della cruciale lotta per l'ambiente, potrebbe scoprire: «Ehi, ma con il bus si fa prima». 

Marilena Lualdi

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