«Un comitato per la revoca della deliberazione n.34 del 22 giugno 2021». Lo hanno costituito dal 28 giugno, in ottica "referendum Accam", cittadini interessati «…alle scelte amministrative che incidono sulla nostra vita». Perché chiamare alle urne? L’obiettivo è puntato sulla delibera che ha dato il via alla costituzione (coinvolta Agesp) di una Newco. Società che permetterà all’impianto Accam di continuare a operare.
Una prospettiva oggetto di battaglie sociali e politiche. Perché interpellare l’opinione pubblica a Busto Arsizio? Perché il modello utilizzato precedentemente non era «orientato al cittadino e non prendeva in considerazione i suggerimenti delle Linee guida per la consultazione pubblica in Italia – Decreto ministeriale 2/2017».
Come fanno i cittadini, si chiedono i promotori del referendum, ad approfondire i contenuti di quasi 1.400 pagine in dieci giorni per partecipare in modo consapevole e responsabile al processo decisionale?»
E i promotori del referendum tornano alla delibera approvata dal Consiglio comunale… Per chiederne il ritiro. Citando un punto di non ritorno: il 30 giugno, data “ghigliottina” per salvare Accam dal fallimento, in vista della quale si sarebbe votato a palazzo Gilardoni. Il referendum chiede alla cittadinanza di tornarci su. Per ragionare sui rifiuti e sull’impianto. O forse per scoprire che, anche una volta conferita la spazzatura, questa non svapora: quanti cittadini sanno che i loro rifiuti finiscono in Accam?
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