Scuola - 31 maggio 2021, 13:30

Cecilia Monoli: l'ingegnere di Busto che ha scelto Tallinn

Donna e giovane: due caratteristiche che possono essere un problema. Ma lei va avanti

Cecilia Monoli, giovane ingegnere biomedico, si divide tra Itala ed Estonia

Cecilia Monoli, giovane ingegnere biomedico, si divide tra Itala ed Estonia

Se qualcosa può andare male, lo farà. Ma rispolverare la Legge di Murphy, nel caso di Cecilia Monoli, è operazione riduttiva. Perché lei non si è limitata a pensare il peggio. Lo ha prefigurato e ha predisposto una serie di contromisure. I piani A, B e C. Tra Tallinn e Italia. Un’esperienza notata e recentemente raccontata dal blog dell’università estone.

Chi è Cecilia? Un ingegnere biomedico, 27 anni, laurea ed Erasmus alle spalle. Perché proprio una trasferta in Estonia? «Perché non cercavo un luogo, una metropoli, una meta accattivante - spiega - cercavo qualcosa che soddisfacesse i miei interessi, che mi permettesse di seguirli ad alti livelli per il mio dottorato di ricerca. La scelta di Tallin è nata così. Poi, quando sono arrivata e ho visto il centro cittadino, patrimonio mondiale dell’umanità, sono rimasta a bocca aperta». Istinto che porta all’utile e al bello.

Di cosa si occupa, principalmente, Cecilia? Di sensori e delle informazioni che questi trasmettono. Sensori inerziali, indossabili, esterni. Un interesse nato durante l’Erasmus e proseguito dopo. Fino al punto di suggerire sviluppi. Perché Cecilia è entrata in contatto con i dati ricavati dai pesci che nuotano in prossimità di centrali idroelettriche. E oggi divide le sue ricerche tra cani, adulti volontari e bambini colpiti da paralisi. Minimo comune denominatore: lo studio del movimento. Per aiutare, supportare, riabilitare.

Con qualche contrattempo, determinato, fra l’altro, dal fatto che almeno parte del suo lavoro necessita di un ingrediente indispensabile: l’acqua. «Mi sono scontrata – ricorda – con le difficoltà determinate dal coronavirus. A un certo punto la situazione era talmente incerta che ho deciso di tornare in Italia. Non potevo immaginare le fatiche che avrei affrontato per trovare una piscina “ospitale”. Più di una volta sono stata trattata come una rompiscatole».

E qui subentrano fattori che si vorrebbero superati e che, invece, continuano a condizionare. Quelli che ispirano diffidenza, in certi ambienti, verso le donne e i giovani. «Non solo sono una donna – ricapitola Cecilia – ma ho anche un volto che mi fa sembrare più giovane di quello che sono». 

Dunque, difficoltà in più da superare. E superate. Perché il lavoro di Cecilia è andato avanti (non ha dovuto fare ricorso a tutti i piani di emergenza che aveva preparato, le è bastato, si fa per dire, sviluppare Data Analysis con metodi più avanzati e affrontare situazioni ai limiti del paradossale, come usare la mascherina in acqua), è tornata a Tallin da poche settimane e ha orizzonti temporali abbastanza definiti. Che, al momento e nonostante tutto, contemplano il rientro in Italia.

«Qui – dice tracciando un bilancio di quello che vive in Estonia – l’approccio con le persone è diverso. All’inizio sono tutti più freddi e distaccati rispetto all’Italia. Poi, superata la prima barriera, si allacciano relazioni ottime. La scansione delle giornate e delle stagioni è diversa. In certi periodi dell’anno le ore di buio e di luce sono stravolte rispetto a quanto viviamo da noi. Per non parlare della cucina. È normale, in Estonia, mangiare aringhe a colazione».

Piccole grandi differenze che la passione per il proprio lavoro e i propri studi fanno superare. In attesa di un ritorno. E, magari, sperando che, in Italia, essere donna e giovane non sia più un ostacolo da superare.

Stefano Tosi

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