Ieri... oggi, è già domani - 22 marzo 2021, 06:00

... ul scalfèn... ( lavoro a uncinetto)

Mestieri antichi, forse non più di moda, ma reali che fanno parte della tradizione.

... ul scalfèn... ( lavoro a uncinetto)

Stavolta sono io a sorprendere Giusepèn, con qualche parola antica, sopraggiunta da chissà dove o dai meandri della memoria che a volte "resuscitano" momenti passati, sempre vivi nel cuore. Donne che cuciono (cusì) o che "gipano" cioè che sono alle prese con le macchine per cucire. C'è pure lo "scalfèn", dedicato alle pazienti mani delle gentili signore che sono alle prese con l'uncinetto.

Mestieri antichi, forse non più di moda, ma reali che fanno parte della tradizione. "Sun'dre a cusì" è semplicemente "sto cucendo" e riserva un substrato di doppio significato con quel "sun'dre" che letteralmente si traduce "sono dietro";  nella fattispecie determina un'azione, come quanto è scritto sopra nel "sto cucendo". Nella parlata Bustocca esiste in molti casi il "sun dre", senza essere dietro a nulla e a nessuno...."sun dre andà'a scoa, sun dre andà a lauà, sun dre gni, sund dre 'ndà sua, sun dre a capì" e altre accezioni del pensiero che determinano modi di dire e modi di fare. Basta leggere gli esempi indicati: "sto andando a scuola - sto andando a lavorare - sto arrivando - sto salendo - sto comprendendo"; quindi "non sono dietro" in nessuno degli esempi, ma sono intento a fare qualcosa....operando.

Giuseppino è affascinato dalla spiegazione e si dimostra avvinto per quel che segue. sul cucire (cusì) c'è poco di strano; specie per le donne che rammendavano di tutto...dalla biancheria (magari attaccando la medaglietta col ritratto della Madonna o di Gesù Crocifisso), ai pantaloni, le giacche, il tabarro e anche gli "scalfarotti" che taluni sentono pronunciare per la prima volta. Sapete cosa sono?

Gli "scalfarotti" sono le calze; beninteso, non le collant, ma le calze tipiche degli uomini/ragazzi che a furia di essere indossate, lavate, stirate,....sdrucite, si ....logoravano e mostravano i buchi e i segni del tempo. "Par cusì i scalfarotti" (per cucire le calze) si introduceva nel gambale un "uovo di legno"....sissignori, un "uovo di legno" che serviva a mostrare la "parte lesa" o l'entità del buco da .... rammendare. Certe calze (ma pure certi pantaloni, certi paletot, certe giacche) cambiavano persino di colore a furia di "subire" rammendi e lavaggi a mano (braccia delle massaie) sopra l'asse posta sopra un mastello dentro cui si metteva quel che si dice "il bucato"...non per i buchi, ma per significare che nel "bucato" c'era tutto ciò che andava lavato a "olio di gomito",ben spazzolato con la "spazèta" (spazzola) chiamata pure "brustia" che mostrava gli spunton rigidi sotto l'anima di legno che veniva impugnata.

Spostiamoci ora sul "gipà"; mestiere quasi specialistico che esercitava la massaia diventata "sarta" per occorrenza. Era un successo per una famiglia, acquistare una macchina per cucire....quando il babbo, con l'aiuto dello zio Giannino portò a casa una Singer nuova di pacca, mamma non stava più nella pelle, l'ho vista felice, ero già nell'età ultra puberale e vedere quegli occhi sbalorditi e quel chiarore nelle pupille che illuminava la notte, fui ....felice anch'io. Dico a Giusepèn che la Singer io la conservo tuttora, gelosamente.... anch'essa "mi parla di mamma", amorevolmente.

Col "gipare" si faceva tutto; dal cucire, all'orlatura di qualcosa, ma pure si intraprendeva una specie di ricamo, come a "scrivere" i nomi orchestrando la tela che passa sotto l'ago che cuce col suo ritmo picchiettando ...ecco, come il picchio alle prese con un tronco.

Siamo allo "scalfèn". Ogni volta che vedevo mamma con l'uncinetto in mano, capivo, comprendevo la sua capacità di essere paziente. Paragono questa "arte" al ....carburante per l'automobile. Sentite l'equazione.....il carburante serve per far viaggiare l'automobile..... l'uncinetto serve per offrire alla donna il massimo grado di pazienza. Quindi, più mamma faceva lo "scalfèn" più comprendeva quel discolo....vivace, vivacissimo, "cunt'ù argentu vivu a dossu" (con l'argento vivo addosso) di suo figlio.... Giusepèn ha gli occhi lucidi. Se dovesse aprire bocca, sicuramente gli vedrei tutta l'emozione sprigionarsi dal suo animo romantico. "ul nocino, incoeu l'è pissè bòn" (il nocino oggi è migliore) dice.... dopo aver levato il bicchierino al cielo e incontrato il mio. Ci sorridiamo!

 

Gianluigi Marcora

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU