«Ripartire subito con tutte le cartucce disponibili a combattere la vera battaglia del nostro tempo: quella contro il Covid. Il tempo perso con la frenata ai vaccini anglo-svedesi lo sconteremo in ripresa e fiducia. E questo è un danno non previsto che costerà caro».
È ferma la posizione di Confartigianato Varese che interviene, con una nota, a margine del via libera dell’Ema (Agenzia per le Medicine Europea) all’impiego delle dosi del vaccino AstraZeneca, sospeso martedì 16 marzo in via precauzionale in Italia e in mezza Europa in seguito ad alcuni casi avversi (15 casi di trombosi venosa profonda e 22 eventi di embolia polmonare segnalati su 17 milioni di soggetti vaccinati, secondo i dati forniti dall’azienda farmaceutica). «Comprendiamo che la percezione del rischio, in questo momento, è molto alta ma non dimentichiamo gli oltre trecento-quattrocento morti al giorno di Covid. Ora, con le rassicurazioni dell’Ema, dobbiamo continuare senza indugio ad affidarci alla scienza, consapevoli che i benefici sono molto superiori ai rischi di un contagio di cui ormai conosciamo le drammatiche conseguenze, anche economiche». Tra l’altro l’Italia, rispetto alle previsioni iniziali, sconta già un ritardo di circa due mesi, che non ci si può permettere di dilatare oltre: siamo in zona rossa e lo stop si prolungherà probabilmente fino alle festività pasquali. «Questo arrecherà nuovi danni al sistema economico, che si andrà a sommare alle ricadute importanti sulla salute della popolazione. Dobbiamo uscire al più presto dal tunnel e dobbiamo farlo affidandoci alla razionalità, alla scienza, alla valutazione dei numeri e all’affidabilità di vaccini testati su un numero già rilevante di cittadini, come dimostrano i casi di Israele, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti».
Il punto in questa vicenda, per Confartigianato Varese, è l’erronea e distorta percezione del rischio e la difficoltà nell’interpretazione di numeri che, di per sé, parlano chiaro. E indicano nel solo Covid il nemico di affrontare e sconfiggere il più rapidamente possibile. Comparando i rischi del vaccino con quelli della pandemia (sanitari e, di riflesso, anche economici), non ci sarebbe che una conclusione da trarre: il vaccino ha un rischio basso e ostacola una malattia, il Covid, che di contro ci presenta ogni giorno un bilancio grave in termini di morbilità e mortalità». Non bisogna, dunque, cadere nelle trappole mentali che addomesticano la realtà alle nostre paure: è il momento di affidarsi alla scienza e di riporre, di riflesso, la massima fiducia nella decisione dell’Ema. Ne abbiamo bisogno, ne va del futuro che vogliamo costruire e ricostruire. C’è, ovviamente, una campagna di comunicazione che ha enfatizzato l’elemento paura e che, molto probabilmente, lascerà strascichi pesanti. «Per questo sarà dovere del Governo e di tutte le istituzioni, noi compresi, affiancare la popolazione, gli imprenditori e i loro dipendenti nella razionalizzazione ed elaborazione del pericolo. Servono esempi positivi, servono cifre chiare e occorrono decisioni lineari. Noi, quando saremo chiamati, ci affideremo senza timori al vaccino di Astrazeneca», è la posizione di Confartigianato Varese.
Bisognerà riportare nei centri deputati alle vaccinazioni i tanti che potrebbero rifiutare la somministrazione in seguito alla paura scatenata dallo stop imposto da mezza Europa. «Un danno grave che rischia di interrompere un percorso che già è di rincorsa e che ora rischia di portarci con il fiato corto ai mesi più caldi» azzarda Confartigianato Varese, che teme ricadute sull’opzione delle vaccinazioni rivolte ai lavoratori. Sappiamo che le auto sono pericolose, che possono causare incidenti mortali, eppure le utilizziamo e, al contempo, facciamo di tutto per migliorarle per renderle più sicure. Lo stesso va fatto con i vaccini, evitando di cavalcare inutilmente l’irrazionalità. I problemi sono altrove: si pensi alle terapie intensive, dove oggi sono ricoverati il doppio dei pazienti accolti nel mese di marzo 2020. E si pensi ai 20 mila italiani, talvolta di più, che alimentano la già lunghissima lista dei Covid + e dei pazienti ricoverati negli hub ricavati all’interno dei nostri ospedali. Questo è il punto oltre il quale non indietreggiare: la posta in gioco è altissima ed è quella di uscire dal vicolo cieco di un virus aggressivo, così come le sue sempre più numerose varianti. Abbiamo già accumulato ritardi rispetto alle previsioni di dicembre, ma non possiamo permettercene altri. Ci sono Paesi che stanno tornando a vivere a lavorare, l’Europa non può restare fanalino di coda in questo processo di normalizzazione.