Politica - 31 gennaio 2021, 09:30

«Mi impegnerò ancora di più per i diritti umani. Grazie anche a te Italia: tornerò presto»

Despina Chatzivassiliou, primo segretario generale donna dell'assemblea parlamentare al Consiglio d'Europa, racconta il suo straordinario legame con il nostro Paese. Quando porse un fiore a Pertini nella sua Atene: «Avevo voluto studiare italiano per capire gli amici di papà»

«Grazie di tutto l’affetto. Verrò presto in Italia, appena sarà possibile arrivo». Ha avuto un sostegno incredibile da un’assemblea parlamentare con un altissimo tasso di partecipazione. Uomini e donne di differenti Paesi, idee politiche, età: Despina Chatzivassiliou-Tsovilis - 54 anni il 28 febbraio - è  diventata il nuovo segretario generale (e per la prima volta si tratta di una donna) di quell’assemblea al Consiglio d’Europa. LEGGI QUI

Una donna di profonda cultura giuridica e non solo, che si è sempre battuta per i diritti umani. Greca, con un attaccamento speciale per l’Italia (da ragazzina salutò anche il presidente Pertini ad Atene, come narra una foto conservata gelosamente): la sua seconda casa è Busto Arsizio, ma anche l’Alpino, a Gignese, dove ha trascorso estati indimenticabili ammirando il lago Maggiore, racconta emozionandosi. E poi Firenze, dove ha studiato, e altri luoghi ancora dove è stata per il suo lavoro, come Torino. Ha lavorato con tante personalità politiche italiane, come l’ex presidente dell’Assemblea parlamentare Michele Nicoletti, il presidente della Commissione Affari politici e Presidente della commissione dei Diritti dell’uomo del Senato Pietro Marcenaro (Torino), il vice Presidente della commissione Affari politici e presidente della commissione degli Affari esteri della Camera Piero Fassino e la vice-presidente della delegazione italiana all'assemblea parlamentare Deborah Bergamini.

Despina è impegnata al Consiglio d’Europa dal 1993, guidando, a turno, le Commissioni Monitoraggio e Affari politici. Il suo esordio avvenne nella Commissione europea dei diritti dell’uomo. Questa settimana è stata eletta all'assemblea parlamentare come segretaria generale, con 240 voti su 300, e lei precisa: «Oltre al risultato, è importante la partecipazione in questo contesto, afflitto anche dalla pandemia. Con tutti i problemi che sappiamo, i parlamentari si interessano, votano, si mobilitano. Devo ringraziare tutti e sì, gli amici italiani, tutta la delegazione che è stata al mio fianco».

Il risultato e la dedica

La sua vittoria ha trasmesso un grande entusiasmo, ma la signora Chatzivassiliou vede questo come un punto di partenza, non d’arrivo: «Una grandissima sfida. Questo mi dà infatti una grande responsabilità. Ci tengo molto a fare chiarezza e diffondere il valore del Consiglio d’Europa, che si occupa della democrazia, dello Stato di diritto, e non ha interessi economici, né di difesa. È questo che farò, non devo certo sostituire i politici, ma assisterli in questo compito». Un lavoro accurato sul rispetto dei diritti umani, che passa anche dal monitoraggio costante.

A chi va la dedica per questa nomina? «Dedicherei questo risultato  - risponde la nuova segretaria generale – a tutte le donne che hanno creduto in me e mi hanno sostenuto tantissimo. Di diverse nazionalità, gruppi politici, sì, hanno combattuto per me.  Ma anche tanti uomini».

Quando è emersa la possibilità di candidarsi a questo ruolo, Despina Chatzivassiliou si è subito confrontata con la famiglia. Con il marito Spyros e i figli Ilia e Charles: «Ho parlato con loro, perché io ho accettato di candidarmi, non per ambizione o realizzazione personale, ma per poter cambiare qualcosa». Con tutto ciò che significa, perché già il lavoro era stato molto impegnativo: «Ma adesso è un investimento enorme, per i prossimi cinque anni non ci saranno vacanze, sarò sempre con il telefono in mano… e loro non solo erano disposti ad affrontare questo sacrificio, ma mi hanno assistita e sostenuta».

Una famiglia senza confini

Questa è anche una storia di famiglia dunque, una famiglia grandissima, perché si ricollega ad Atene e ai genitori Giordano e Licia, ma poi via via in Italia. La signora Chatzivassiliou ha frequentato la scuola secondaria italiana in Atene: «Mio padre aveva tanti colleghi e amici del vostro Paese, che venivano a trovarlo e io da bambina piangevo perché non capivo quando parlavano. Allora mi ha iscritta lì. Poi sono andata a Busto Arsizio, dove lui aveva studiato e lavorato, anzi è la sua seconda patria (LEGGI LA LETTERA DI SUO PADRE). Ho trascorso molto tempo con i suoi amici Alberto e Giovanna Chierichetti… Ecco, io ho imparato la lingua a scuola, ma è stata questa donna a trasmettermi tutta la profondità della cultura italiana, l’amore per la musica».

Laureata in Giurisprudenza e avvocato, Despina coltiva infatti anche la passione per le note ed è insegnante di chitarra classica. Lei si ricorda quelle estati in Piemonte, all’Alpino,  «con i dischi di Giovanna e poi imparavo le canzoni italiane, che canto ancora ai miei figli».

Una è “Il mondo”, che suona un po’ profetico, perché Despina poi è diventata una donna impegnata proprio per il mondo, che ha conosciuto prima all’Istituto universitario europeo di Firenze, dove arrivavano giovani da tutti i continenti. Qui ha svolto la tesi di dottorato su “La privazione della libertà prima della sentenza secondo la Convenzione europea dei diritti umani: analisi critica della giurisprudenza di Strasburgo”, sotto la supervisione anche del professor Antonio Cassese, ex presidente del Comitato per la prevenzione della tortura e del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia.

Senza barriere, senza distinzioni. Molto impegnata anche sul fronte delle conseguenze della pandemia: «Il Consiglio d’Europa ha vegliato sulla situazione e realizzato anche rapporti su temi come l’uguaglianza di genere, i diritti dei ragazzi e la violenza domestica, purtroppo aumentata in questo contesto».

«Ragazzi, riprenderete a viaggiare»

Si insinua un altro cruccio: «Io ho potuto vivere scambi preziosi di esperienze, da ragazza. Mi ricordo che alla scuola d’Atene venne anche il presidente Sandro Pertini e mi chiamarono perché lui doveva incontrare gli studenti italiani, ma volevano presentargli anche me, greca. Mi avvicinai con un fiore, lui mi strinse la mano… sono esperienze indimenticabili e so quanto possano mancare ai giovani. Ecco, questo auguro loro: di poter presto viaggiare così, è una tragedia quello che stanno perdendo ora».

Poi torna a promettere: «Mi hanno invitato in Italia, a partire dalla “mia” Busto? Ci vengo, sicuro, appena è possibile. Quattro anni fa ci ero stata quando premiarono papà in Comune. Una storia bellissima, di amicizia, “philia” diciamo in greco, che viene trasmessa poi di generazione in generazione». E tra i popoli, sempre più, è la speranza: è il lavoro che lei continuerà a portare avanti con tutte le sue forze e tutta la sua preparazione.

Marilena Lualdi