Ieri... oggi, è già domani - 19 gennaio 2021, 07:00

Scià balèn e ....sciabalèn

Il saluto all'antica di Giusepèn è sintomatico. Oserei dire significativo al massimo.

Scià balèn e ....sciabalèn

Il saluto all'antica di Giusepèn è sintomatico. Oserei dire significativo al massimo. Addirittura, come è espresso nel titolo di questo "punto G", racchiude due significati. Il primo (scià balèn) vuole significare "vieni qui, ragazzo" anche se, col termine "balèn"si racchiude un... mondo confidenziale. Quindi, oltre al "ragazzo" il termine "balèn" mette insieme ragazzo e ragazza, giovani e meno giovani. Tanto è vero che, Giusepèn, nel salutarmi mi apostrofa con un "scia balèn".  Per lui  (classe 1926), io (classe 1946) sono un ....balèn.

Svelato l'arcano dello "scià balèn" spostiamoci nello ...."sciabalèn", parola unica che vuole dire "claudicante, storpio, non fermo sulle gambe". Una persona che cammina "sciabàl" ha problemi di deambulazione. O ha un difetto congenito oppure si è procurato questa "andatura instabile" (storta) per un incidente o una malattia. Che fa dire, appunto "sciabalèn" che è quasi un vezzeggiativo, mentre lo si sente anche con un accrescitivo che è "sciabalòn".

Tuffiamoci in un'altra parola, uscita dalla bocca di Giusepèn: scapuscia che è quasi prerogativa dello "sciabalèn" o di chi non è attento quando cammina. La "scapuscia" è un intoppo che accade in chi inciampa contro qualcosa, mentre cammina. Il termine "scapusciare" non esiste, ma esiste la "scapuscia" che è un inciampo accidentale che potrebbe causare una caduta, più o meno rovinosa.

Giusepèn qui, si fa serio. "Te a stà 'tenti, candu t'e camini, se da non te pichi 'l nasu" (devi stare attento, quando cammini, altrimenti picchi il naso) che è una maniera per dire ....cadere. Giusepèn sposta subito il discorso sul "fregiu" (freddo) e sulla Gioeubia....."'san chi a mumenti pàa Gioeubia e par ul dì scenèn" e mette in piazza i suoi ricordi, "candu a Gioebia l'ea granda e metua sua 'na catasta da legn par brusà pulidu". (Siamo a momenti -pochi giorni dall'ultimo giovedì di gennaio- e quella sera, avrà luogo la ....cenetta)....quasi un vezzeggiativo di "cena" che avrà quale menù, "ul risotu cunt'a a luganiga" (risotto con la salsiccia). Ricorda, Giusepèn "quando la Gioeubia era alta e i ragazzi (e non solo) davano prova del loro coraggio, trapassando le fiamme ....proprio così. Il falò con sopra il fantoccio aveva una "caratura" notevole; oltre alla legna "sciuchèti" (ceppo), si formava una catasta con le stoppie recuperate dai campi di grano e quel che si voleva bruciare di inservibile....siccome allora non c'era la discarica, ciascuno agiva in proprio e ...approfittava dalla Gioeubia per fare ....pulizia generale delle cose inservibili.

"Sun chi presunè" aggiunge Giusepèn (sono qui -in casa- prigioniero) ...."chela crista lì" rivolto alla figlia Maria, confidenzialmente "l'à ma tegn suta cuntròl" (mi tiene sotto controllo) e Maria si intromette nel discorso per rimarcare "pò, a tò etò te a sta tenti ...te edi sa ga sucedi, non?" (papà, alla tua età devi riguardarti ...vedi cosa succede, noh?) e Giuseppino è pronto a ribadire "i besti gràm i moan non" schernendosi e sorridendo con ....gli occhietti piccoli e un pizzico di civetteria. Letteralmente dice "le bestie cattive, non muoiono", ma è chiaro che Giusepèn non è una "bestia" e nemmeno è "cattivo" nel senso stretto della parola.

"U fèi i esàm e 'l dutui al ma dì che sun san mèn curòi" e qui Giusepèn fa una risata prorompente, "Ho fatto gli esami (clinici, come si conviene a un uomo di una certa età) e il medico curante mi ha detto che sono sano come il corallo". Qui c'è un inciso: un tempo, si diceva che "più sano" del corallo, esisteva nulla....ora si sente in giro (TV) che anche la barriera corallina, soffre e che è necessario "curare" il corallo, visti gli attacchi dell'inquinamento. Meglio non tirare in ballo quel problema. Giuseppino ce l'ha con chi non rispetta la natura che ha etichettato quali "spurcaciuni" (sporcaccioni). Il "rituale" lo conoscete: oggi (l'è basua) è pomeriggio...."'na grapeta" e Maria sta già portando due bicchierini, con ....grappa alla calendula. E siamo ai saluti ....cordialissimi.

Gianluigi Marcora

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