Busto Arsizio - 13 gennaio 2021, 17:09

#IoApro? Il presidente del Duc Sabba: «Per dare un segnale bisognerebbe chiudere tutto»

Pur guardando con favore all’iniziativa di venerdì («che però a Busto non ha raccolto adesioni»), Sabba va contro corrente: «Chiudiamo tutto a tempo indeterminato e vediamo cosa fa lo Stato»

Venerdì 15 gennaio è in programma in tutta Italia l’iniziativa #IoApro (leggi qui): ristoratori e titolari di bar e palestre riapriranno simbolicamente le loro attività per accendere i riflettori sulle difficoltà con cui sono costretti a fare i conti da tempo. Tempo che, per molte realtà, rischia di scadere, con l’incubo di una chiusura permanente sempre più concreto. Tra Varese, Lecco e Como hanno già aderito circa 200 attività (leggi qui). Poche, invece, le saracinesche che resteranno alzate a Busto Arsizio, perlomeno secondo le informazioni a disposizione del presidente del Distretto urbano del commercio Matteo Sabba. Il quale – provocatoriamente ma non troppo – si farebbe promotore dell’iniziativa opposta: #IoChiudo.

«I colleghi sono molto dubbiosi – rivela Sabba, a sua volta impegnato in ambito ristorativo – e, tra i principali locali che conosco, praticamente nessuno aderirà all’iniziativa. Un po’ perché temono le sanzioni, per loro o per i clienti (anche se è prevista la tutela legale gratuita per gli aderenti, ndr); un po’ perché la ritengono poco utile».

Da parte sua, il presidente del Duc vede di buon occhio la protesta: «È un segnale di vitalità, di voglia di farsi sentire. Stare fermi non va bene, ti uccide anche mentalmente». Eppure, per lui «l'iniziativa davvero necessaria sarebbe #IoChiudo. In un mondo ideale, oggi per me tutti gli imprenditori dovrebbero chiudere l’attività a tempo indeterminato e andare in banca a ritirare i soldi sul conto. Le spese sarebbero limitate al minimo. Con una sorta di sciopero fiscale a oltranza e col pericolo di una recessione senza precedenti nella storia, lo Stato forse interverrebbe in maniera diversa. Altro che puntare sull’asporto: questa è una presa in giro, un’umiliazione per la categoria».

Le difficoltà, ovviamente, non riguardano solo la ristorazione: «La situazione è più che tragica in diversi settori. Mi viene da piangere quando ascolto certe testimonianze. E la politica – aggiunge Sabba, che è anche portavoce della lista Busto Grande – fa poco, indipendentemente dal colore, perché purtroppo parliamo di persone che non hanno mai lavorato o comunque non in questi ambiti. Io non invoco assalti a Palazzo Chigi in stile Capitol Hill, ma chiudere tutto sarebbe l’unica soluzione».

Invece, venerdì, c’è chi rimarrà aperto. E per Sabba, che in primavera si fece promotore di una protesta in centro a Busto con duecento commercianti, è comunque un gesto importante: «Con l’iniziativa di piazza, una delle primissime in Italia in quel periodo, ho voluto dare voce al settore e secondo me è stato un gesto utile, perché da quel momento il commercio è entrato nell’agenda politica della città e si è scatenato un effetto domino da altre parti». Vedremo che cosa accadrà dopo venerdì.

Riccardo Canetta