Valle Olona - 09 gennaio 2021, 13:23

Induno Olona piange la diciassettesima vittima del Covid. Il dolore del sindaco: «Notizia terribile e triste»

«Esprimo la mia vicinanza alla famiglia - le parole di Marco Cavallin - ricordando a tutti che questa malattia spesso impedisce di restare vicini al malato per dargli conforto nelle sue ore estreme, ore di strazio e sofferenza, inutile girarci attorno»

Induno Olona piange la diciassettesima vittima del Covid. Il dolore del sindaco: «Notizia terribile e triste»

Una brutta notizia per tutta la cittadinanza arriva da Induno Olona che piange un'altra vittima del Coronavirus, la diciassettesima vittima dall'inizio della pandemia. 

A dare il triste annuncio agli indunesi il sindaco Marco Cavallin. «L'aggiornamento che devo darvi oggi è purtroppo ancora di quelli terribili - afferma il sindaco - Induno piange l'ennesima scomparsa per Covid, il diciassettesimo decesso di una lista che ci riempie di tristezza: esprimo la mia vicinanza alla famiglia colpita dal lutto, ricordando a tutti che questa malattia spesso impedisce a coloro che non siano personale sanitario di restare vicino al malato, per dargli conforto e compagnia nelle sue ore estreme. Ore di strazio e di sofferenza, inutile girarci attorno. Dobbiamo davvero fare di tutto per sottrarci all'abbraccio insidioso di questo virus: il sistema dei media ci sta rimpinzando in questi primi giorni dell'anno con le notizie (buone) dei vaccini, ma dobbiamo essere obiettivi: i benefici di questi medicinali saranno apprezzabili solo a partire dalla tarda primavera, quando sarà vaccinato un italiano su otto, allora - e solo allora - potremo dire di aver messo in sicurezza le fasce più a rischio, i nostri anziani, chi svolge lavori pericolosi, ma non certo tutta la popolazione».

La lotta contro il Coronavirus è ancora lontana dall'essere vinta e occorre non abbassare assolutamente la guardia. «Abbiamo davanti a noi una strada ancora lunga, e forse nel suo tratto più faticoso da percorrere - prosegue Cavallin - perché siamo stanchi, perché siamo stufi, perché abbiamo magari assunto una sorta di "abitudine" al rischio e invece no! Non dobbiamo cedere. Morire oggi, a vaccino ormai scoperto e in arrivo, è esattamente come morire un anno fa, quando di questa malattia non si sapeva nulla o quasi. Pensiamoci. E restiamo prudenti: usiamo la mascherina, sempre correttamente indossata (e cambiamola spesso, e maneggiamola con attenzione), laviamoci di frequente le mani, stiamo attenti alla disinfezione della casa, evitiamo i luoghi affollati, non creiamo assembramenti, rinunciamo oggi alle tavolate con amici e parenti, nella prospettiva dolce di poterle riavere tra qualche mese. Siamo ancora in battaglia, in prima linea anche se alle nostre spalle sentiamo in lontananza il rombo dell'"arrivano i nostri". Gli altri dati aggiornati sono i seguenti: 44 casi attualmente attivi in paese e 520 guarigioni». 

M. Fon.

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