Economia - 11 luglio 2019, 07:00

Pietro Anastasi, uno degli attaccanti italiani più prolifici

Analizziamo la carriera calcistica di uno dei più grandi attaccanti del passato.

Pietro Anastasi, uno degli attaccanti italiani più prolifici

Uno dei centravanti che ha scritto pagine di storia importanti del calcio italiano, che ha fatto impazzire non solo i tifosi del Varese, ma anche quelli della Juventus, così come tutti i sostenitori della Nazionale italiana, su cui si possono sempre trovare notizie fresche e aggiornate tramite il sito Minutidirecupero.it. Per diverso tempo, tra l’altro, ha rappresentato una sorta di vero e proprio modello e fonte di ispirazione per tutti quei giovani nati nel Sud più profondo, che hanno in mente un sogno calcistico di raggiungere i massimi livelli che, in qualche caso, si trasforma anche in una sorta di percorso di riscatto a livello sociale.

Pietro Anastasi e quel curioso approdo al Varese

Stiamo parlando di Pietro Anastasi che, quando era solo un bambino, cercava di inseguire i propri sogni prendendo a calci un pallone in uno dei tanti campi impolverati e sperduti dispersi sul territorio orientale della Sicilia.

Nato da una famiglia di operai, tra i sacrifici e l’amore per la famiglia, a Pietro non è mai mancato nulla. Probabilmente è anche per questo clima di serenità a livello familiare che si è potuto concentrare solo sul suo sogno che, pian piano, si è trasformato in una meravigliosa realtà.

A furia di andare in rete, “Pietruzzo” si fa notare dalla Massiminiana, ovvero la squadra gestita da parte dei fratelli Massimino che, intorno alla metà degli anni Sessanta, militava in quarta serie. Una domenica di aprile del 1966, in quel di Catania, il Varese era stato protagonista di una partita in chiaroscuro contro proprio i padroni di casa rosso-azzurri. Ebbene, Casati, il team manager della compagine lombarda, aveva un biglietto prenotato per tornare a casa, ma una volta arrivato in quel di Fontanarossa, ecco che si trova di fronte a una donna incinta che sta cercando disperatamente un volo per andare a Milano. Non ci sono posti, ma Casati, con un atto di beneficenza decide di darle il suo. Una volta fatto ritorno nella struttura in cui soggiornava, ecco che scende al bar per un aperitivo. Così, dietro suggerimento del barista, decide di fare un salto il giorno successivo a dare un’occhiata alla Massiminiana, che sarebbe scesa in campo l’indomani e che può contare nelle sue fila su un ragazzino di grande talento.

Dal Varese alla Juve e alla Nazionale

Ed è così che nasce la favola di Pietro Anastasi. Infatti, quel ragazzino dotato di grande talento era proprio lui, destinato a diventare uno degli idoli dei tifosi della Juventus, colui che ha fatto battere milioni di cuori italiani nell’Europeo del 1968.

Caparbietà, ma anche tanto spirito di sacrificio: sono questi i due “strumenti” con cui Pietro ha sempre cercato di coltivare il suo talento. Acquistato dal Varese, disputa due stagioni veramente importanti. La ciliegina sulla torta? La tripletta a febbraio del 1968 che Pietruzzo sigla non a una squadra qualunque, bensì alla Juventus.

Tre gol che rimasero ben impressi nella testa dei dirigenti bianconeri, che non ci pensarono due volte nel portarlo a Torino, dove rimane per ben otto stagioni e con cui vinse la bellezza di tre scudetti. Un match che vide il Varese vincere con uno scarto impressionante, 5-0, contro la Juventus, ma che in realtà rappresenta solo uno dei tanti momenti degni di essere incastonati nella storia per una compagine provinciale che fece davvero un percorso impossibile da dimenticare, visto che, tra le mura amiche, non perse nemmeno una partita in quella stagione, riuscendo ad ottenere diversi risultati positivi contro le big del campionato.

Il trasferimento alla Juve? In realtà, Anastasi, nell’estate del ’68, è ad un passo dall’Inter, disputando un’amichevole estiva in prova proprio con i nerazzurri. Nell’intervallo di quel match dove Anastasi siglò due reti, l’Avvocato Agnelli definì con il presidente del Varese l’acquisto dell’attaccante siciliano per una somma record a quei tempi, ovvero 650 milioni di lire, oltre che una fornitura di motori per frigoriferi per l’azienda di Borghi.

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