Economia - 28 febbraio 2017, 00:00

Le bellezze del passato valorizzate dal futuro 4.0

GALLARATE – Si fa presto a dire “made in Italy”: tre parole che possono voler dire tutto e niente al tempo stesso...

Le bellezze del passato valorizzate dal futuro 4.0

GALLARATE – Si fa presto a dire “made in Italy”: tre parole  che possono voler dire tutto e niente al tempo stesso.

 

Diverso è fondare il proprio lavoro valorizzando da un lato l’immenso patrimonio monumentale del Belpaese (dagli edifici storici alle chiese ai monumenti veri e propri) e basandosi dall’altro sull’esperienza del passato, coniugata con le tecniche più innovative del presente, arricchite dagli “stimoli” 4.0 del futuro.

 

E’ così che la Gasparoli Srl di Gallarate intende il “made in Italy”.

 

 

 

“La nostra azienda si occupa di restauri e manutenzioni dal 1854”, esordisce Guido Gasparoli, classe 1954, amministratore delegato della società che gestisce con i fratelli Paolo, nato nel 1952, e Marco del 1959.

 

“Io mi sono laureato in economia alla Bocconi - prosegue Guido Gasparoli - e mi occupo della gestione amministrativa e finanziaria; Paolo, che è docente di tecnologia dell’architettura al Politecnico di Milano, si preoccupa di... tenere insieme la teoria con la pratica e fare in modo che in azienda non manchi mai l’approfondimento culturale rispetto agli obiettivi della conservazione, dell’aggiornamento tecnico e della tensione all’innovazione; Marco, laureato in filosofia, sovraintende all’area del restauro per la quale è indispensabile possedere una particolare sensibilità artistica e culturale”.

 

 

 

Insomma, una tradizione che procede nel tempo?

 

“Esatto. Nonno Ercole, nato nel 1894, si occupava di decori e suo nonno era a sua volta decoratore. Il nostro bisnonno, Noè, ha realizzato tra l’altro le decorazioni della chiesa di Santa Maria del Cerro a Cassano Magnago, in collaborazione con il pittore Luigi Morgari di Torino, nei primi anni del Novecento. Nostro padre Innocente, nato nel 1924 e scomparso lo scorso anno, ha gestito la transizione del dopoguerra e della ricostruzione dando all’azienda una dimensione industriale. Io e i miei fratelli apparteniamo alla 5° generazione imprenditoriale. In azienda, però, lavora già da sette anni Michele, figlio di mio fratello Paolo, nato nel 1982, laureato in architettura e specializzato in restauro dei monumenti al Politecnico di Milano: la 6° generazione!”.

 

 

 

Qual è l’attuale “carta d’identità” della Gasparoli Srl?

 

“Con noi lavorano 42 persone, tutte assunte con contratto a tempo indeterminato. Chi lavora qui deve necessariamente avere un’autentica passione per ciò che fa. Lo staff direzionale è composto da architetti specializzati in restauro, il resto dei dipendenti proviene da scuole di restauro artistico e ci tengo a precisare che impieghiamo anche 10 donne, che rappresentano uno dei nostri punti di forza. Il nostro fatturato annuale oscilla fra i 3,8 e i 4 milioni di euro. Le sfide che ci attendono consistono in una modernizzazione spinta della nostra attività, secondo i parametri della cosiddetta Industria 4.0, e nella valutazione delle opportunità racchiuse in un allargamento della nostra sfera di attività dall’ambito nazionale a quello europeo”.

 

 

 

Cosa significa per un’azienda artistico-edilizia come la vostra mettere in pratica le “regole” dell’Industria 4.0?

 

“Il tutto è nato da un’idea che è diventata un... esperimento che stiamo conducendo con il Cefriel, una società consortile del Politecnico di Milano deputata a ‘divulgare’, se così si può dire, l’innovazione di processo. L’attività di restauro è di per sé un’attività prettamente manuale, caratterizzata da un sapere artigianale che si fonda su materiali e su tecniche della tradizione. Quando noi interveniamo in una chiesa o su un palazzo storico, lo facciamo utilizzando ancora e sempre materiali tradizionali, per garantire compatibilità tecnologica con l’esistente.

 

Ma gestire il cantiere con strumentazioni ‘digitali’ significa avere a disposizione tutte le informazioni del caso ma soprattutto organizzarle e renderle disponibili per le future manutenzioni. Ciò consente inoltre di assumere le decisioni più opportune ed efficaci. E’ questa, in buona sostanza, la base principale del cosiddetto ‘cantiere digitale’. Decidere al meglio oggi e avere la possibilità di intervenire eventualmente domani potendo contare su una banca dati dalla quale trarre tutte le indicazioni necessarie. Teniamo conto del fatto – sottolinea Guido Gasparoli – che il restauro è sempre un intervento ‘a guasto avvenuto’. La vera sfida che pone oggi la conservazione del costruito storico è quella di una manutenzione preventiva e programmata, un’attività paziente e costante di ‘cura’ diretta appunto a prevenire il danno, tra l’altro con una significativa riduzione di costi sul lungo periodo. Non a caso, è dal 2013 che ci stiamo dando da fare per rendere operativa in azienda un’area deputata alla ‘conservazione programmata’. In pratica, l’obiettivo finale è  creare una continuità ideale fra passato, presente e futuro”.

 

 

 

Ossia?

 

“L’intervento di restauro dell’edificio storico o del monumento in stato di degrado è la prima indispensabile tappa; ciò che proponiamo in seguito è un sistema di controlli ispettivi così da sviluppare un processo di vera e propria prevenzione. Mediante una banca dati il tutto viene organizzato, reso disponibile e interrogabile. Un altro fronte molto importante è quello del controllo a distanza attraverso cui monitorare gli eventuali danni; da questo punto di vista anche l’impiego dei droni è in grado di offrire maggiore efficacia a costi minori. In altre parole: con lo sfruttamento delle nuove tecnologie è possibile ottenere più informazioni e programmare quindi interventi ‘intelligenti’ riducendo i costi”.

 

 

 

Qualche esempio del vostro particolare ‘mercato’.

 

“Tutte le attività che riguardano il trattamento delle superfici dell’edilizia storica e monumentale: intonaci, stucchi, dorature, dipinti, graffiti, affreschi. Il nostro ambito di lavoro sono i ‘beni culturali edificati’ cioè gli edifici storici e i monumenti. Alcuni esempi? L’ex palazzo delle Poste a Milano e la Basilica di Gallarate, solo per citare due cantieri in corso. Nel 2014 e fino a maggio 2015, prima dell’inaugurazione di Expo 2015, siamo intervenuti su diversi monumenti milanesi, primo fra tutti la Galleria Vittorio Emanale II e la casa di Alessandro Manzoni o la statua di Leonardo Da Vinci in piazza della Scala. Dal 2008 fino al 2010 abbiamo restaurato le bellissime facciate in cotto della Cà Granda (l’Università degli Studi di Milano); abbiamo poi lavorato sul Duomo di Milano, sulle Basiliche di Sant’Ambrogio, San Lorenzo, S. Maria alla Scala in San Fedele, sulle Mura Spagnole, la Mole Antonelliana a Torino e molto altro. In provincia di Varese, ci siamo occupati tra l’altro della chiesa di San Vittore a Varese e dell’Oratorio Visconteo di Albizzate. Altri lavori degni di nota sono stati quelli relativi alla chiesa di S. Maria in Canepanova dei frati minori a Pavia, al campanile di San Pietro a Piacenza e alle chiese nel mantovano”.

 

 

 

Come vanno le cose?

 

“Il 2014 e anche il 2015, grazie a Expo, sono stati anni molto buoni. In generale, direi che l’andamento è stato ed è abbastanza positivo, nonostante la gravissima crisi che ha destrutturato il comprato dell’edilizia in questi terribili anni”.

 

 

 

Qual è il problema… dei problemi?

 

“Cercare di non rimanere... schiavi dei prezzi. Nel senso che i clienti vogliono interventi di qualità abbinati a costi ridotti. Come può capire, una specie di quadratura del cerchio! La nostra è una struttura che costa, proprio perché è molto ben strutturata e di livello alto. Penso, in particolare, alle competenze e alle conoscenze dei nostri restauratori. Nostro padre ci ha insegnato che solo attraverso un controllo rigoroso dell’attività di cantiere si può migliorare l’efficienza del medesimo e formulare una preventivazione accurata per garantire i clienti. Il nostro personale, continuamente in aggiornamento, con una simile politica del lavoro, non ha sofferto in questi anni così difficili. Dal 2008 al 2016 abbiamo anzi incrementato la nostra forza lavoro di almeno 5 persone”.

 

 

 

Il futuro aziendale in due parole.

 

“La cosa più importante è fare in modo che l’organizzazione aziendale si evolva continuamente. Bisogna saper ‘percepire’ le novità e diventarne protagonisti. Saper innovare con continuità e investire in cultura. Più in generale, ci tengo a dire che la dimensione culturale, soprattutto in Italia, deve essere valorizzata e ‘allargata’ al massimo. Bisogna fare in modo, poi, che le regole  che ci sono e, forse, sono troppe  vengano fatte rispettare con rigore, così da favorire un mercato del lavoro trasparente e competitivo nel modo giusto. E’ poi necessario che il governo e le istituzioni sostengano decisamente tutto l’ambito dei Beni Culturali con interventi di  valorizzazione, incentivazione, agevolazione e defiscalizzazione, proprio a partire dalle attività di manutenzione preventiva. Esse dovranno riguardare, ovviamente, non solo gli edifici storici, ma anche tutto il territorio nazionale e il nostro straordinario paesaggio, un tutt’uno con i monumenti, meta sin dalla metà del 700 dei Grand Tour di formazione degli intellettuali di tutta Europa. Un programma di governo che potrà costituire un importante sbocco occupazionale per i giovani, come è stato dimostrato anche da recenti studi sviluppati al Politecnico”.


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