Vorrei cominciare da lì, dal Capodanno per sorridere agli amici, a chi ci segue con interesse, ma anche agli occasionali, coloro che "sbirciano", annuiscono, magari fanno spallucce e... se ne vanno. Me lo chiede, con tanta bonomia, Giusepèn, col piglio allegro e socievole che mette sempre sia nelle richieste, sia nelle risposte. Come faccio a... passare oltre? - non si può, non si deve!
Allora metto qui subito un BUON ANNO per tutti speciale, fatto di avvenimenti positivi, di gioie e di sorrisi, di gratificazioni a un'idea, di sublimi aneliti, per uno scopo preciso: la ricerca (quasi) dell'impossibile, quanto meno, dentro un ideale, un sospiro di luce, un vago presentimento che una … positività, possa giungere a buon fine. Abituati (come siamo) allo stupore della cronaca, non ci rendiamo conto della …. brezza leggera, del vagito d'un neonato, dello sguardo dolce d'un bimbo, di una mamma che allatta la sua creatura, di un idillio, un concreto scambio di sguardi delicati, del dolce sospirare un pensiero soffice o un bacio tenero, un saluto (anche)... piccolo, buono, sincero, quasi a farsi coccolare da una nube leggera, che accoglie i nostri pensieri e che aborra i vizi e le solitudini, ma che rende gradevole la vita.
Giusepèn, mi guarda attonito, quasi perplesso. Respira adagio, per non far rumore. Lo sguardo è attento e arzillo, scattante, "ga scòpa naguta" (gli sfugge nulla) e non so dove vado a parare. Ma le parole, arrivano "ansimanti" dal cuore... che sarà mai, il domani? - non voglio pensare a Leopardi col suo Zibaldone, dove "cambia nulla" e nemmeno a Luigi Tenco, col "un giorno dopo un altro, la vita se ne va - domani sarà un giorno, uguale a ieri" - Giusepèn mi stimola a dire "l'e vea non" (non è vero), spetta a noi, spezzare la "catena di omertà" mista all'invidia e al paragone, di uno nei confronti di un altro. Meglio dirla con la Rita Pavone, "come te, non c'è nessuno... e per questo ti amo" oppure con la Orietta Berti, "tu sei quello …. che s'incontra una volta o mai più" - il 2025 che se ne va, porta con sé, odio e rancori, guerre e "discrepanze" di ogni genere (che non voglio ricordare, tanto sono note a tutti). Voglio il... proponimento, la voglia pazza di non commettere taluni errori, compiuti sino a …. ieri. I "perfetti" sicuramente dissentono. Loro sono i giusti, gli eletti, gli intoccabili. Loro, i "casa e chiesa" sanno dire, osservare, giudicare; intanto si limitano a dire "cosa vuoi che sia" oppure "ormai" o fors'anche "io che ci posso fare?" Giusepèn, rifugge da tali individui, simili a "sepolcri imbiancati" dietro a "lustrini e pajettes" o al di fuori della normalità. Nessuno li vorrebbe condannare, ma è possibile, fuggirli, senza precauzioni.
Il proponimento non è corale, ma è, individuale... magari cominciare a dire "le tre persone che incontro dal PRIMO GENNAIO, li saluterò con dolcezza senza sussiego, ma con calore sincero... è difficile, lo so, ma è possibile. Si vorrebbe ottenere dagli altri quel "proposito", prima di attuarlo noi stessi. Ecco, superare questa difficoltà, è aprire una via di dialogo, molto produttiva. C'è dentro il rispetto, l'educazione, l'altruismo. Cancello, casso, aborro, diluisco, quanto di negativo s'è verificato. Ora voglio un 2026 provvido di soddisfazioni, generoso quanto basta e mai stucchevole, mai banale, mai effimero.
Buon 2026 senza preamboli e senza precauzioni - un 2026 semplice e carico di sorrisi, di assensi, di responsabilità oggettive, tese a compiere la propria parte di "doveri" prima di pensare ai "diritti", per arrivare a quel "benessere di cuore" che conduce ogni singolo a pensare al Noi, senza titubanza e carico di convincimento che, a volersi bene, rispettarsi, non è poi così difficile.
Giusepèn mi fa dire "digàl cunt'ul Vasco" (dillo, col Vasco Rossi) "sono ancora qua... eh già"
BUON 2026 a tutti, indistintamente, con semplicità e rispetto per la VITA!