Busto Arsizio - 30 dicembre 2025, 08:55

Adriana Tedaldi, volto e anima della Libreria della Basilica, va in pensione: il bilancio e le prospettive per la storica attività

Lo spostamento dei libri nella sede attuale voluto da monsignor Livetti, i “Conca tour” un tempo noti in tutto il decanato, i cambiamenti commerciali ed editoriali, il passaggio a vuoto dell’intervento su piazza Vittorio Emanuele nel racconto di chi ha lavorato per 30 anni tra parrocchie e centro città: «La libreria? Spero che vada avanti. Ho ricevuto una marea di messaggi dopo avere comunicato che questo sarebbe stato l’ultimo Natale, poi ho dovuto spiegare che vado “solo” in pensione»

Adriana Tedaldi al bancone della libreria

Preghiere stampate su minipergamene, piccoli crocifissi, tavolette in legno con immagini sacre: quante migliaia di questi oggetti sono state portate a casa, in decenni, dai bambini della prima comunione e dai ragazzi della cresima per essere appese alle pareti delle camerette, appoggiate sui comodini, conservate nei cassetti? Impossibile dirlo ma facilmente quei segni di fede provenivano dalla Libreria della Basilica, a pochi passi da San Giovanni. Ora quel flusso si interrompe. Perché il conto alla rovescia è agli sgoccioli, Adriana Tedaldi è a un passo dalla pensione. E la Libreria si prepara, come minimo, a uno stop and go.

«La speranza – chiarisce Adriana dal bancone dietro al quale accoglie i clienti dal 1994, prima con la collega Loredana e poi da sola –  è che l’attività non chiuda definitivamente, che prosegua magari con il subentro di giovani. Non è vero che le librerie sono per forza destinate all’estinzione. Se arrivassero forze fresche, con qualche buona idea per aggiornare e rilanciare, credo che anche questa potrebbe andare avanti. So che monsignor Pagani (i locali sono della parrocchia, Ndr) si è mosso, vedremo. Per me, però, è arrivato il momento di staccare».

Senza rimpianti, nella consapevolezza del tanto lavoro fatto, dei cambiamenti avvenuti nel tempo e affrontati. «Non dimentichiamo – ricorda la libraia – che questa attività ha circa 60 anni di storia alle spalle. Fu monsignor Claudio Livetti a spostare i libri dalla Sedes Sapientiae alla collocazione attuale. Una scelta azzeccata, in via Tettamanti il passaggio di persone, magari dirette proprio in Basilica, era maggiore rispetto alla posizione, appartata, di via Pozzi. Anche se, a un certo punto, il viavai ha sofferto con il rifacimento di piazza Vittorio Emanuele, la scomparsa dei parcheggi e la mancata realizzazione del silo interrato (il monumento ai caduti venne spostato proprio per consentire gli scavi ma il progetto, come noto, naufragò, Ndr). Anche altre dinamiche, sociali ed economiche, hanno influito sull’andirivieni e sull’attività». Esempi? «Be’, oggi si viaggia molto di più che in passato. È aumentato il numero di persone che partecipa ai pellegrinaggi, i “Conca tour” noti in tutto il decanato hanno anticipato una tendenza più vasta (don Angelo Conca, sacerdote in forza alla parrocchia di San Giovanni e in particolare al Santuario, fu inarrestabile organizzatore di viaggi e trasferte, Ndr). I pellegrini facilmente si portano a casa pubblicazioni, immagini sacre e simili, non hanno bisogno di ricorrere alla libreria. Però ci sono stati anche degli ampliamenti commerciali».

Anche questi legati a dinamiche sia “macro” che locali. Mentre mostra a dei clienti alcune statuette a tema maternità, non necessariamente con connotazione religiosa, Adriana fa presente: «I carichi di lavoro nel complesso sono diminuiti ma certi oggetti continuano a essere apprezzati e, con la chiusura della Libreria Boragno, è aumentata l’affluenza legata all’editoria, che ovviamente è una parte fondamentale di questa attività. Nel tempo, l’offerta si è ampliata, qui non si trovano solo libri strettamente legati alla fede, anche se quella resta una componente basilare. Va anche detto che oggi gli autori sono più numerosi rispetto al passato. E tanti sono bravi, la qualità non manca. Poi non sono mai venuti meno i rapporti con le parrocchie, non solo di Busto, per certe forniture, dalle ostie ai fogli per le messe».

Quanto mancherà tutto questo? «Lo ammetto: parecchio. Ho esposto dei fogli in vetrina, nelle ultime settimane, segnalando che quello del 2025 sarebbe stato l’ultimo Natale. Poi – sorride - mi è toccato spiegare a un sacco di gente, passata davanti alla vetrina velocemente, che sto solo per andare in pensione, nulla di tragico. Mi ha stupito la reazione delle persone, la marea di messaggi e saluti che ho ricevuto. Anche il dispiacere di molti, un segno di apprezzamento. Il 31 dicembre questa esperienza si chiude. Una lacrima probabilmente scapperà. Ci sta, dopo tanto tempo. Però ho una consapevolezza: i clienti mi hanno dato tanto. E io ho dato tanto a loro».

Stefano Tosi