Valle Olona - 25 dicembre 2025, 09:20

L'ultimo Natale senza campane a Castellanza: ecco per chi suoneranno quelle di San Giulio

Gli otto strumenti hanno voci diverse, innalzano ciascuna un proprio canto che si intreccia alla storia della città. Tra gennaio e febbraio si potrà di nuovo udire il loro richiamo

Dopo sette anni di silenzio, iniziato la Vigilia di Natale del 2018, presto le campane di San Giulio ricominceranno a far sentire i loro rintocchi.

Come spiega il parroco don Gianni Giudici, «appena tolgono il ponteggio, dopo le feste, verranno messi martelli e motori. Tra fine gennaio e inizio febbraio le campane torneranno a suonare. L’ideale sarebbe riuscire a farle sentire per la festa di San Giulio, ma non siamo sicuri che entro quella data si riuscirà».

L’augurio del parroco è che, dopo anni di silenzio, «non ci si lamenti del suono delle campane».

Il loro comunque non saranno rintocchi qualsiasi. Tra i battagli e il metallo la storia di ciascuna campana si intreccia con quella di Castellanza e dei castellanzesi. Quando questi strumenti compiono il loro ufficio, si muovono Santi e angeli, Madonne e Bambinelli, e s’innalzano preghiere e richiami.

Ognuna delle otto campane è diversa dall’altra, differenti sono le dimensioni e ciascuna suona una nota e racconta una storia.

Come si legge su un testo della parrocchia che riporta le caratteristiche delle campane poste nel 1948 sul campanile della chiesa di San Giulio, la voce della più grande è in La bemolle 2 e riporta un’iscrizione in latino che, tradotta in italiano, è: “Il clero e il popolo di Castellanza, sotto il pontificato di Pio XII e l’episcopato di Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano – anno 1948 - con la protezione di Maria Regina della Pace e dei patroni Giulio e Anna, come segno del tuo amore Signore”. Sulla stessa sono raffigurati lo stemma del Comune di Castellanza, il Crocifisso, San Giulio, Sant’Anna, la Madonna con Bambino e San Bernardo.

La seconda campana in ordine di grandezza, sulla quale ci sono i quattro evangelisti, San Marco, San Matteo, San Luca e San Giovanni, rimanda in Si bemolle 2 al lavoro nei campi. Recita l’iscrizione latina: “Vigila sulle case, la campagna e la fatica nelle vigne, dalla folgore e dalla tempesta liberaci o Signore”.

La terza è una preghiera in Do 3 per chi non c’è più: “Iniziando la giornata offri sacrifici affinchè il Signore conceda il riposo eterno a tutti i fedeli defunti”. L’iconografia è composta da San Giorgio, il Crocifisso, la Madonna del Rosario e San Michele Arcangelo.

La quarta riconduce in Re bemolle 3 ancora alle fatiche del lavoro con l’iscrizione “Accompagno la vita e invoco la luce per i buoni lavoratori” e riporta le immagini della Sacra Famiglia, di Sant’Ambrogio, di San Filippo Neri e di San Carlo Borromeo.

La quinta campana annuncia Cristo e suona in Mi bemolle 3 perché sia raccolto il frutto del sacrificio della Santa Messa. Su di essa campeggiano lo stemma della famiglia Langè con la scritta “Comm. Francesco Langè, signora Teresa Raimondi Langè in memoria della figlia Carmen”, e lo stemma di Castellanza, oltre alle figure di San Francesco d’Assisi, di Santa Chiara e di due angeli.

La sesta campana (Fa 3) richiama i fanciulli allo studio, alla disciplina e alle lezioni di religione e riporta altresì la frase “I figli in memoria di Egidio e Ottorino Pomini”. Sulla stessa sono raffigurati San Giuseppe con il Bambino, Sant’Antonio Abate, la Crocifissione e la Madonna del Rosario con il Bambino.

La settima e l’ottava campana sono tutte per la Madonna: l’una innalza in Sol 3 preghiere alla mamma di Gesù, l’altra in La bemolle 3 dice in latino “Al mattino e alla sera ti saluto o Pia Vergine Maria”. Questa riporta i nomi di “Luigi Salmoiraghi e Giuseppina Meroni coniugi” con le figure di Cristo risorto, San Giuseppe col Bambino e San Luigi Gonzaga, quella raffigura Santa Cecilia e l’Assunzione di Maria.

Mariagiulia Porrello