Ieri... oggi, è già domani - 23 dicembre 2025, 06:50

“trì oelti Natòl” - “tre volte Natale”

Tre edizioni del Natale, da... raccontare. Sorride Giusepèn (mi fai diventare giovane) e ci si vede in quei momenti che ha vissuto da protagonista...

Tre edizioni del Natale, da … raccontare. Sorride Giusepèn "te me fe gni giuan" (mi fai diventare giovane) e ci si vede in quei momenti che ha vissuto da protagonista. Lasciamo perdere il Natale che ho vissuto da bambino. L'immaginazione e la fantasia regnavano sovrane: balocchi "spiccioli", quelli di buon comando che non disdegno, visti i tempi, ma pure gioiosità in casa, con la tombola, ad esempio, le costruzioni col Lego, una fiaba, leccornie mai viste prime (come il prosciutto, il patè, i "zacarèi" (le mandorle) o la giardiniera o il pollo farcito, compresi i mandarini che avevano un profumo di campagna che mi fa ricordare la "mia campagna" quando ci andavo a giocare con Dick, il mio cane, per "aiutare" papà e zio Giannino.

Qui evoco il Natale della gioventù, quando "facevo il chierichetto" e gli "appuntamenti" in canonica, con don Giuseppe Ravazzani e i "colleghi" al termine della Messa di mezzanotte. Fetta di panettone, in mano e vino bianco a portata di …. bocca. Si discuteva tutti insieme, si faceva combriccola, con aneddoti che non sto qui a dire, ma che avevano sempre una parvenza di unione. Alla "chiesa dell'Ospedale" come veniva chiamata l'odierna Parrocchia di San Giuseppe, c'erano i Battesimi e, a turno si sviluppava l'incarico di "servire il prete" - c'era anche un motivo di mance. Genitori, con Madrine o Padrini, sviluppavano l'iter burocratico e noi, appollaiati nelle poltrone della Sacrestia, proprio davanti al passaggio obbligato. "Veniva fuori" (come si diceva) una cospicua somma che serviva per gli "extra" che non potevi chiedere in casa "giusu cunt'àa faina da macu e strenga" (liquirizia con la farina di castagne), ma altre "cosucce" da sostenere al di fuori dalla paghetta (maglia del Milan, pallone di cuoio, da condividere la spesa cogli altri, ma pure qualche scappatella al cinema, senza avvisare a casa, per non trasgredire alle disposizioni. La pacchia è durata sino al termine delle Scuole serali. Poi, s'è lasciato il posto alle nuove leve, ma quel periodo del "chierichetto" m'è servito per osservare come la Fede sia vissuta dalla gente, in maniera diseguale (o personale).

I Natale vissuti con tanta intraprendenza, ma pure (ricordandoli) con nostalgia, sono quelli instaurati da quando sono diventato papà. Sabrina è del 1973 e Laura Clarissa del 1976 - sin dagli albori della loro fanciullezza, fermo restando la mia partecipazione alla Santa Messa di mezzanotte e al continuo appuntamento in canonica, predisponevo in casa, l'accoglienza a Gesù Bambino.

Le mie bimbe erano a nanna, io scendevo in cantina a raccogliere i pacchi (con dentro di tutto - giocattoli, libri e fiabe) e li ponevo ben incartati, vicino al Presepe, ma pure sotto l'albero per fare un po' di scena. Tuttavia, le mie bimbe avevano preparato la tazzina col latte da "dare a Gesù Bambino", affinchè si saldasse, coi biscotti o le tortine prese dalle loro merende. Io, secondo le loro desiderata, dovevo scaldare il latte e approntare la colazione, come si deve. Quindi, dovevo versare un po' di latte dentro la scodella, sbriciolare qualche biscotto al di fuori dal tovagliolo e …. coricarmi. Il Natale lo si godeva non appena Laura Clarissa si svegliava (lei è la sorella minore e, come tutte le "seconde" aveva quel "piglio perspicace" che la rendeva "frizzante" e correva dalla cameretta, alla sorella maggiore, urlando (quasi) "è arrivato … Gesù Bambino è arrivato", rendendo palese quanto le avevo pronosticato e promesso, qualora avessero "fatto le brave".

Poi, la giornata si snocciolava con la visita dei nonni, il dialogo coi cugini e gli amici, la "fragranza" del vissuto, dentro l'armonia della Festa, gioiosa come lo scampanio della chiesa, il sublime delle Tradizioni, il gioco dell'allegria "pulita" dell'innocenza dei bimbi e del loro stupore. A sera, dopo la salutare "fatica" dei giochi insieme, dei racconti che scivolavano gioiosi tra sguardi e suoni, tre le ipotesi a trovarci più spesso o alle promesse da mantenere nell'ambito del reale, si andava a dormire, sazi ed ebbri di tanta genuinità, convinti della Festa del Natale, quale premio per chi ha dentro l'anima, la gioia e la fiducia nell'amore. 

Giusepèn mi abbraccia sereno. Sa che non gli ho mentito, nel raccontargli la credibilità di una Festa di Cuore che si apprezza sempre, fra sorrisi e delicatezze. Ora, da NONNI si deve soltanto vivere e ricordare che nulla è andato perduto, ma che fa parte del bagaglio di vita, da custodire sereno.

Gianluigi Marcora