È uscito il nuovo album di Tia Palomba & The Lazy Folks “Tales of an old scarecrow”, una dozzina di canzoni tra il folk e soprattutto il country americano che hanno visto la luce dopo una non breve gestazione.
Tre anni fa i brani erano già conclusi, «ma – racconta l’artista, 46 anni, figlio dell’assessore alla cultura di Fagnano Olona Giuseppe Palomba – erano molto intimi e personali per cui ho dovuto rielaborarli e renderli meno personali e più fruibili a tutti. Quei brani erano tanto tristi perché si riferivano ad un periodo particolarmente triste: ora invece sono più aperti ed anche grotteschi».
L’old scarecrow, il vecchio spaventapasseri del titolo è molto autobiografico. «Tre anni fa mi sentivo come uno di quegli spaventapasseri abbandonati, che non servono più a molto» dice Palomba che a Fagnano ha vissuto per alcuni anni.
La creatività è stata incanalata in undici brani più uno: sulle piattaforme digitali infatti i pezzi sono undici, mentre nella copia fisica del disco (su prenotazione è possibile avere anche il vinile) c’è una “ghost truck”, una traccia in aggiunta con lo scopo, sono le parole dell’autore, «di dare qualcosa in più». L’opera segna anche la diramazione tra la strada di Tia Palomba e quella dei The Lazy Folks, il gruppo di cui il primo ha fatto parte.
L’Intelligenza artificiale
Il video che accompagna “New Era” ha una particolarità. È stato realizzato (ma questo lo si scopre solo alla fine) interamente con l’Intelligenza artificiale: anche lo stesso cantautore è “finto”.
«Il testo – dichiara il musicista – parla di questa nuova era di cui non sono per niente contento perché non c’è nulla che mi rappresenta. Alla fine del video lancio un messaggio importante: se la tecnologia aiuta a migliorare la vita è una cosa buona, ma se sostituisce l’uomo non va bene. Quindi invito tutti ad usare l’intelligenza artificiale responsabilmente».
Nascita di un musicista
La scintilla che ha fatto divampare la passione per la musica in generale e per la musica folk in particolare nel quarantaseienne milanese di nascita e triestino d’adozione si chiama Giuseppe Palomba. «Era la musica che ascoltavamo a casa – ricorda l’artista – e che mi ha passato mio padre: ad esempio Simon and Garfunkel e Bob Dylan. Inoltre il folk ti permette maggiormente di raccontare qualcosa, di parlare, di suonare anche solo con chitarra e voce. È come De Andrè in Italia: basta una chitarra».
Ben presto la musica, per Tia Palomba, non è stata soltanto qualcosa da ascoltare, ma anche da fare. «Eravamo in vacanza nel periodo di Natale – afferma - e mio padre si è messo a cantare con alcuni amici. Avevo dieci anni e guardando lui decisi che avrei suonato la chitarra anch’io».
E così è stato: a circa dieci anni ha iniziato a suonare. Chitarra, ma anche basso elettrico e contrabbasso.
Il Castello visconteo e la vista sulla Valle Olona
La musica, per Palomba, che si divide tra dischi e concerti, è una grande passione e l’ispirazione passa anche attraverso la Valle Olona. «Fagnano – afferma - è un paesino che mi piace, soprattutto il lato del castello che si affaccia sulla valle. Ecco, guardando quel quadro che ho dipinto nella testa, prendo la chitarra e suono, mi ispira molto».
E non è da meno Trieste, dove ora il cantautore vive. Ma più che per il suo mare, per i suoi boschi. «Il Carso – dice Palomba - ha una zona boschiva stupenda, spesso ci vado anche solo per rilassarmi».











