Politica - 02 dicembre 2025, 17:22

Ristorni dei frontalieri, in Regione passa la mozione della maggioranza. Scontro Monti-Astuti

Al Pirellone Lega e Fratelli d’Italia chiedono che le maggiori risorse dei ristorni vadano ai territori di confine con la Svizzera, anche con integrazioni degli stipendi. Ma il Partito Democratico non ci sta: «Quei soldi devono essere versati direttamente ai Comuni». Botta e risposta tra i due consiglieri varesini

In Consiglio regionale il centrodestra chiede che le maggiori risorse dei ristorni dei frontalieri vadano ai territori di confine con la Svizzera. Ma il Partito Democratico non ci sta: «Quei soldi devono essere versati direttamente ai Comuni».
L’assise di Palazzo Pirelli si è confrontato sulla possibilità che nel 2026 siano destinati ai Comuni di confine soltanto 89 milioni di euro – soglia minima di salvaguardia prevista nella ratifica dell’accordo fiscale Italia-Svizzera – sui 128 milioni di ristorni effettivi generati e riconosciuti dai Cantoni svizzeri a beneficio dei territori di frontiera. 

Nelle scorse ore, Lega e Fratelli d’Italia hanno trovato la quadra per presentare un testo condiviso in cui si chiede che la differenza di circa 40 milioni possa restare, in forme diverse, sui territori interessati.
In un primo momento, i due partiti avevano presentato due mozioni distinte e in quella dei meloniani (a prima firma Giacomo Zamperini) si chiedeva che, almeno con riferimento al 2026, fosse garantito ai Comuni di frontiera, oltre all’importo 89 milioni euro, anche il versamento “diretto” della maggior quota di ristorni.

Una posizione, quest’ultima, peraltro non dissimile da quella sostenuta dal Pd e pure dall’ente Provincia di Varese. Villa Recalcati, attraverso il presidente Marco Magrini e i capigruppo di maggioranza Matteo Marchesi e Fabio Passera, avevano lanciato l’allarme per le possibili difficoltà dei Comuni dell’area di confine relative alla chiusura dei bilanci e alla garanzia di offrire servizi essenziali alle proprie comunità.

Mozione unitaria Lega-FdI

Nella mozione della maggioranza, a prima firma della leghista Silvana Snider e siglata anche dai varesini Emanuele Monti (Lega), Luigi Zocchi e Romana Dell’Erba (FdI), si parla di «destinare le maggiori risorse al finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale dei territori dei comuni di frontiera nonché al finanziamento delle infrastrutture di queste zone, con particolare riguardo alle remunerazioni dei lavoratori (mediante assegni integrativi a titolo di premio di frontiera, al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali oltreconfine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva)».

Si invitano inoltre il presidente Attilio Fontana e la giunta a farsi promotori «all’interno dell’incontro previsto tra Regione Lombardia, Valle d’Aosta e Piemonte, la Provincia di Bolzano e i Comuni di frontiera interessati, affinché siano definiti i criteri per la distribuzioni delle risorse alle province, alle comunità montane e ai Comuni italiani di frontiera, tenuto conto anche delle problematiche evidenziate dai Comuni (…) anche per far fronte alla situazione di contingenza venutasi a creare a causa di previsione di bilancio effettuate in buona fede per il 2026».

Lo scontro tra i varesini e il voto segreto

Il tema è di grande interesse per diversi comuni del Varesotto. Non a caso, nel dibattito sono intervenuti alcuni consiglieri del territorio.
Giuseppe Licata (Forza Italia) ha fatto notare che «purtroppo questa mozione, che voterò, non cambierà gli accordi, perché c’è di mezzo un accordo fiscale internazionale. Ma l’attenzione deve essere massima, perché tutti conosciamo la fatica che fanno i Comuni di frontiera a chiudere i bilanci. È importante fare fronte comune».

Ma è tra Monti e il dem Samuele Astuti che si è consumato uno scontro. Il leghista ha parlato «della debolezza applicativa della legge che ha come primo firmatario Alessandro Alfieri (del Pd, ndr)».
Legge che per la Lega fissa inequivocabilmente a 89 milioni i trasferimenti annui. «Lo stesso Alfieri ammette che la legge debba essere migliorata. Ma c’è un fondo a beneficio dei territori di confine che potrebbe essere auspicabilmente lo strumento per portare qui i fondi. Qualche collega vorrebbe andare dai sindaci a dire di essere l’unico che li ha difesi, dando colpe al governo. Bisogna essere seri, la legge è inequivocabile. Noi chiediamo che le decisioni sui 40 milioni di differenza vengano prese sul territorio, prese qui a casa nostra. Questo significa mettere al centro il territorio, la Lombardia».

Astuti, dopo essersi detto «molto dispiaciuto del passo indietro di FdI», ha affermato che «la Lega non è più il sindacato del territorio. I Comuni di frontiera con problemi molto gravi legati ad esempio al dissesto idrogeologico si vedono saccheggiare delle risorse».

Il consigliere dem ha poi contestato «l’intervento molto sgradevole del collega Monti che ha mistificato la realtà. Da ex sindaco ho gioito quando è stato trovato un nuovo accordo, visto che la Svizzera un mese sì e uno no diceva che avrebbe bloccato i ristorni. Monti interpreta male non solo le norme ma anche le parole di Alfieri che dice che il governo può decidere di assegnare ai Comuni tutte o parte delle risorse oltre gli 89 milioni. O diamo soldi ai Comuni perché ci fidiamo, oppure si mettono in un fondo indistinto e sarà difficile far pesare la voce dei Comuni».

Non si è fatta attendere la controreplica di Monti: «Se nella norma è previsto che il 50 per cento dei ristorni possa essere usato nelle spese correnti è grazie a un emendamento della Lega a Roma. Sulla mistificazione della realtà c’è qualcuno più titolato di me in quest’aula. Qua la questione è che 40 milioni restino a casa nostra». E ha chiesto il voto segreto, confidando di aumentare i consensi alla mozione. Una pratica su cui, di recente, la maggioranza era scivolata. Stavolta invece nessun colpo di scena: il testo passa con 37 voti favorevoli e 22 contrari.

Riccardo Canetta