Politica - 26 novembre 2025, 08:52

Gallarate ad alta tensione: domenica in piazza i manifestanti di estrema destra e Verdi-Europa

In piazza Libertà si annunciano due fronti opposti, con manifestazione e contro-manifestazione sotto stretta osservazione delle forze dell’ordine. «Serve una risposta civile a questa deriva», affermano i Verdi, mentre la tensione cresce dopo il caso di violenza che ha acceso nuovamente il dibattito sulla “remigrazione”. L’amministrazione comunale è stata convocata giovedì in Prefettura per un confronto sulla gestione dell’ordine pubblico

Polizia in occasione del Remigration Summit della scorsa primavera a Gallarate

A Gallarate il clima politico torna ad essere campo di battaglia. A sei mesi dal summit internazionale sulla cosiddetta “remigrazione”, che in primavera aveva proiettato la città al centro del dibattito nazionale sulle teorie di espulsione su base etnica, il tema riemerge ora con un’intensità che trova la sua miccia nell’episodio di violenza sessuale avvenuto venerdì scorso ai danni di una donna di 53 anni. Un fatto gravissimo che ha riacceso i toni e – soprattutto – favorito il ritorno sulla scena dei gruppi dell’estrema destra, decisi a scendere in piazza Libertà domenica pomeriggio.

La notizia del nuovo raduno ha immediatamente messo in allerta le forze dell’ordine, che stanno monitorando l’evolversi della situazione con particolare attenzione: la possibilità che alla manifestazione risponda una contro-mobilitazione è concreta, e l’eventuale incrocio dei due cortei in città viene considerato un elemento di rischio significativo. Per questo motivo l’amministrazione comunale è stata convocata giovedì in Prefettura per un tavolo tecnico dedicato alla sicurezza e al coordinamento operativo.

Nel campo opposto, i Verdi gallaratesi hanno rotto gli indugi questa mattina, proponendo apertamente una contro-presenza civica in piazza. «Gallarate non può accettare questa deriva xenofoba» hanno dichiarato, invitando partiti, associazioni e cittadini «a scendere in piazza domenica pomeriggio per affermare che un’altra città esiste ed è pronta a farsi vedere».

La tensione politica è alimentata anche dalle posizioni del sindaco Andrea Cassani, accusato dal fronte ecologista di aver fatto della “remigrazione” un punto identitario della propria visione politica. Una critica non nuova: già durante il summit di maggio, il primo cittadino aveva difeso inizialmente il principio della libertà di parola, salvo poi sposare pubblicamente – soprattutto sui social – il concetto di remigrazione, in linea con la spinta più radicale della Lega. Dopo l’episodio di violenza di venerdì, Cassani è tornato nuovamente a evocare la remigrazione come prospettiva politica.

Una posizione che non passa inosservata nemmeno tra le opposizioni. Il consigliere di minoranza Massimo Gnocchi ha affermato di sentirsi indignato, come cittadino e come rappresentante delle istituzioni, nel vedere riemergere a Gallarate il tema della remigrazione collegato al grave fatto accaduto pochi giorni prima anche in un intervento di ieri sera in consiglio comunale evidenziando la necessità di non strumentalizzare tragedie individuali per finalità politiche.

Lo scenario attuale è tuttavia diverso da quello di sei mesi fa. Allora, il summit dell’estrema destra aveva provocato reazioni vivaci anche all’interno del centrodestra locale, con prese di distanza di alcuni esponenti della maggioranza e perfino un segmento di Forza Italia in piazza insieme ai manifestanti del fronte opposto. Come si schiererà stavolta il partito azzurro anche a fronte di una lacerazione interna tra il segretario cittadino Calogero Ceraldi e il vicesindaco Rocco Longobardi? 

Questa domenica Gallarate rischia di trovarsi – ancora una volta – a fare i conti con una piazza potenzialmente divisa ma stavolta in centro ci saranno anche famiglie con bambini alla ricerca di un momento felice in previsione delle festività. Un rischio di guerriglia urbana che si fa ogni giorno che passa sempre più concreto e che pone la Città dei Galli su un banco di prova per la capacità delle istituzioni di garantire che il confronto, per quanto duro, rimanga entro i confini democratici e soprattutto sicuri per la cittadinanza.

Alice Mometti