Artigianato settore strategico per l’economia Lombarda. Lo certifica il rapporto sul monitoraggio della Formazione di Fondartigianato Lombardia. Nel 2024 su poco meno di 212 mila imprese, nella regione si conta un totale di 507 mila addetti, di cui 250 mila dipendenti.
Dati che dicono che il contributo occupazionale dell’artigianato all’economia lombarda è pari all’11% in termini di addetti e al 6,2% se si stringe il perimetro ai soli dipendenti. Il peso delle imprese è invece significativamente più elevato, raggiungendo il 37,5%. Numeri che ancora una volta descrivono un settore che, pur contraendosi rispetto al biennio precedente, non mostra una caduta strutturale all’interno di uno scenario in cui la complessità del mercato rende più difficile vincere la sfida della concorrenza per una piccola impresa.
Per quanto riguarda il contributo delle 12 province all’artigianato insediato in Lombardia, vi è una distribuzione eterogenea, con le prime 3 province – Milano, Brescia, Bergamo, che insieme rappresentano il poco più del 55% del totale imprese, addetti e dipendenti. All’interno di queste 3 province assume particolare rilievo Milano che contribuisce con più di un quarto del totale artigiano della regione.
Guardando anche le altre province, un contributo particolarmente significativo è anche quello di Monza-Brianza e Varese che rispetto alle 3 variabili di indagine si attestano oltre l’8%. Infine, concentrandosi solo sugli addetti, per le altre province il contributo più elevato è quello di Como (6,8%), seguito da Mantova (4,9%), Pavia (4,5%), Lecco (3,9%), Cremona (3,5%), Sondrio (2,1%) e Lodi (1,9%).
E in tutto questo la formazione continua rappresenta, in questo quadro, una leva strategica per rafforzare la competitività delle aziende e l’impiegabilità delle persone, attraverso l’acquisizione di nuove competenze tecniche, digitali, green e trasversali, coerenti con le esigenze di un’economia sempre più orientata alla sostenibilità e all’innovazione anche se non mancano alcune criticità.
«Andrebbe ulteriormente potenziato il dialogo con le scuole professionali – evidenzia Michela Rusciano referente sindacale dell’ente paritetico Fondartigianato Lombardia – e rendere le aziende artigiane come dei laboratori che collaborano con le scuole. Una linea continua con la formazione scolastica e il fondo interprofessionale. Un ulteriore nodo critico riguarda il ricambio generazionale: molti operai esperti stanno andando in pensione e con loro rischia di perdersi un patrimonio di competenze insostituibile. Le aziende faticano a trasmettere questo sapere ai giovani, non solo perché mancano percorsi formativi strutturati, ma anche perché i ragazzi mostrano una minore disponibilità a impegnarsi in percorsi professionali di lunga durata».
Situazioni che possono trovare una soluzione in nuove direttrici di cambiamento come spiega Alessandro Tosti referente di Fondartigianato espressione di parte datoriale.
«Nel complesso, i dati evidenziano come la spinta alla realizzazione delle attività formative provenga anche i da soggetti esterni all’azienda, principalmente da Associazioni di Categoria e professionisti (commercialisti e consulenti del lavoro, per il 33%) ed enti di formazione (per il 30%). Per il 25% dei casi l’iniziativa nasce all’interno dell’azienda, che sceglie direttamente di attivare percorsi formativi per il proprio personale. Pertanto i titolari delle microimprese non sempre riescono a organizzarsi autonomamente (per quanto riguarda le esigenze formative). Serve muoversi, con più forza, su due linee di intervento: da una parte, aumentare gli sforzi per raggiungere sempre un maggior numero di imprese; dall’altro, favorire un maggior consolidamento del legame tra Fondartigianato e le imprese attraverso il ruolo delle
Associazioni di rappresentanza».