«Il pensiero è complicato. Ci sono migliaia di anni di riflessione, anche su cose che per noi sembrerebbero ovvie». Con queste parole Silvano Petrosino, docente di Filosofia teoretica all’Università cattolica del sacro cuore di Milano, ha aperto la sua lezione alla Liuc, inaugurando il ciclo di incontri “Errare humanum est”, organizzato dal Centro pastorale Frassati in collaborazione con la Scuola di Economia civile (SEC) di Loppiano.
Il primo appuntamento, mercoledì 5 novembre, “L’errore come condizione e come colpa” ha invitato studenti e pubblico a riflettere sul valore umano, morale e storico dell’errore.
Un percorso per comprendere il fallire
Il ciclo “Errare humanum est” nasce con l’intento di esplorare le molteplici dimensioni dell’esperienza del fallimento, non come mancanza o sconfitta, ma come occasione di crescita e di senso. Il percorso mira a rilevare il significato antropologico della precarietà e ad aprire orizzonti di riscatto, riconoscendo che errare appartiene alla natura stessa dell’essere umano.
L’errore come parte della condizione umana
Durante la lezione, Petrosino ha offerto una lettura profonda dell’errore, individuandolo come tratto costitutivo della condizione umana. «Il tempo dell’uomo – ha spiegato – si chiama storia, e la storia non è fatta di certezze, ma di pazienza, di passi indietro, di tentativi. L’errore non è un incidente: è parte integrante del cammino umano».
Il pensatore ha invitato a riscoprire il valore del limite e della lentezza, contrapponendoli alla cultura contemporanea del “tutto, sempre e subito”. «L’umano – ha ricordato – non si mette in sicurezza. Si può mettere in sicurezza una house, ma non una home, che è fatta di affetti e fragilità».
Reato, peccato e perdono
Nel cuore della sua riflessione, Petrosino ha distinto tra reato e peccato, sottolineando come solo quest’ultimo possa essere oggetto di perdono. «Il reato è la trasgressione di una legge; il peccato, invece, riguarda la persona, la relazione, il bene e il male che viviamo ogni giorno».
Con esempi concreti tratti dalla vita quotidiana e dalle relazioni interpersonali e affettive, il professore ha evidenziato come la vera ferita morale nasca spesso dall’omissione: «Avrei potuto fare certe cose e non le ho fatte per motivi banali». È questa la colpa che pesa di più, quella che – ha spiegato – tende a opprimere l’uomo.
La libertà nella consapevolezza dell’errore
Pur riconoscendo l’errore come condizione inevitabile dell’esistenza, Petrosino ha messo in guardia dal trasformarlo in una giustificazione del male. «Nulla giustifica il male – ha affermato – né la sofferenza subita né l’ingiustizia ricevuta. La vita è troppo breve per viverla secondo il male».
Accettare l’errore non significa assolverlo, ma comprenderlo come passaggio necessario per costruire una vita più autentica, capace di perdono, di pazienza e di verità.
I prossimi appuntamenti
Il ciclo “Errare humanum est” proseguirà con gli interventi di don Alberto Cozzi, Paolo Santori, Elena Granata, Vittorio Pelligra, Rossana Andreotti e don David Maria Riboldi, che offriranno prospettive diverse su un tema tanto antico quanto attuale: l’errore come via verso la conoscenza e la responsabilità.