Regione Lombardia necessita di una legge quadro per il Terzo Settore, che ne colga peculiarità e valore e crei canali preferenziali di dialogo e di lavoro. Lo sostiene il Partito Democratico della Lombardia, che con il suo gruppo in Regione ha depositato un progetto di legge destinato a diventare la prima legge quadro del settore.
Si stima che sul territorio regionale siano attivi più di 1 milione e 400mila volontari e oltre 76.500 istituzioni non profit, pari al 29,3% del totale nazionale. Le cooperative sono oltre 9mila, con circa 200mila occupati.
Sei gli obiettivi dell’articolato: valorizzare il Terzo Settore come componente essenziale del sistema sociale lombardo, riconoscendone il ruolo costituzionale e attuando il principio di sussidiarietà; superare la contrapposizione pubblico-privato, riconoscendo il valore specifico del Terzo Settore e introducendo la possibilità di prevedere criteri di riconoscimento e premialità per gli enti non profit nei futuri affidamenti, accreditamenti e contrattualizzazioni regionali; promuovere l’inclusione lavorativa delle persone svantaggiate nei servizi gestiti direttamente o indirettamente dalla Regione; istituire un fondo regionale per l’innovazione sociale di almeno 500mila euro, incrementabile fino a 10 milioni di euro l’anno, per sostenere progetti ad alto impatto sociale e favorire nuove forme di collaborazione tra pubblico, privato e cittadini; creare la Consulta regionale del Terzo Settore come luogo istituzionale stabile di confronto con Consiglio e Giunta regionale, oltre a un Osservatorio regionale; rendere più chiara e coerente la normativa, armonizzando e adattando al contesto lombardo le principali disposizioni nazionali in materia fiscale, economica e urbanistico-edilizia, per garantire regole più semplici e accessibili agli operatori del settore.
Così spiega Davide Casati, capodelegazione PD in Commissione Sostenibilità sociale, casa e famiglia: «Il Terzo Settore è un pilastro delle nostre comunità, crea coesione sociale ed eroga servizi importanti e indispensabili. Questo patrimonio deve essere promosso e valorizzato, partendo dalla semplificazione burocratica, da stanziamenti mirati per l'innovazione sociale e dal ripensamento del rapporto tra il pubblico e il privato non profit, che per il suo valore intrinseco non può essere messo sullo stesso piano del privato profit nei servizi che eroga. Con il pubblico, per come la vediamo noi, non c'è contrapposizione ma sinergia, perché il privato sociale costruisce insieme al pubblico il bene comune. Occorre scrivere nuove norme e noi abbiamo fatto una proposta che ora mettiamo a disposizione di tutto questo mondo per un periodo di consultazione. Auspichiamo che anche il centrodestra colga presto l’opportunità di fare un grande passo in avanti discutendo e approvando questa proposta di legge».
Il testo si auspica sia presto incardinato in Commissione Sostenibilità sociale, così da poter avviare immediatamente la discussione, ma tutto dipende dalla disponibilità dei partiti di centrodestra e della Giunta Fontana.
«Chiediamo alla Giunta di uscire allo scoperto e di dirci in maniera molto chiara cosa vuole mettere a disposizione del Terzo Settore, dell’economia civile, della promozione di interventi che non possiamo continuare a ritenere residuali - aggiunge il consigliere regionale del PD Samuele Astuti -. Il nostro è innanzitutto un grido d’allarme e una sollecitazione a chi governa in Regione Lombardia affinché si pronunci su un tema essenziale perché, se noi non avessimo il Terzo Settore nelle nostre città, nelle nostre comunità e nei nostri territori, non avremmo servizi alla persona e tantissimi interventi che riguardano la cultura, lo sport, la transizione ecologica e che ormai si reggono sulla cooperazione sociale, sull’associazionismo e sul volontariato».
«Abbiamo voluto presentare una proposta di legge su uno dei settori chiave della Lombardia - dichiara la segretaria regionale, onorevole Silvia Roggiani -. Il Terzo Settore, il settore dell’economia sociale, dà un contributo fondamentale per le nostre comunità dal punto di vista sociale, ambientale e di coesione, e la Regione Lombardia potrebbe avere una leva importantissima nell’ascolto strutturato con questo mondo e nel dargli priorità su una serie di interventi. È la visione che anima il nostro impegno anche a livello nazionale, partecipando attivamente alla consultazione che sarà aperta fino al 12 novembre sul piano dell’economia sociale».