Salute - 13 ottobre 2025, 09:16

Sanità a rischio collasso. Il report della UIL Lombardia evidenzia che entro il 2038 saranno 34 mila gli addetti in meno

Salvatore Monteduro e Elosia Dacquino: «Servono interventi straordinari su personale, formazione e sicurezza sul lavoro»

Una sanità sempre più in crisi, il Lombardia con 34.000 addetti in meno da qui al 2038 E’ la fotografia scattata dal dossier sul personale sanitario della UIL Lombardia, elaborato su dati del Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato 2023 e del Rapporto AGENAS 2023

Le proiezioni fatte dal sindacato di via Campanini mostrano che entro il 2038 oltre un terzo del personale oggi in servizio uscirà dal sistema: Si tratta di più di 34.000 addetti in meno, tra cui quasi 10.000 infermieri, 4.600 medici e circa 4.000 OSS.

Una carenza già drammatica oggi visto che  in Lombardia ci sono 3,8 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media nazionale di 4,6 e una media europea di 8,26. Questo significa che mancano già all’appello almeno 7.800 infermieri solo per allinearci al dato italiano e oltre 44.000 per raggiungere lo standard europeo. 

«Questi numeri – dichiara Salvatore Monteduro, Segretario Confederale UIL Lombardia – non sono un dato tecnico, ma il segnale di un’emergenza sociale. Il rischio concreto è che ospedali, RSA e servizi territoriali non reggano l’urto di un’ondata di pensionamenti che non sarà compensata dagli ingressi. La prospettiva di perdere migliaia di infermieri e medici in pochi anni significa esporre i cittadini a un peggioramento drammatico della qualità e dei tempi di cura. Non si tratta più di chiedere qualche aggiustamento: serve un piano straordinario regionale di assunzioni, formazione e valorizzazione contrattuale. La sanità lombarda va messa in sicurezza oggi, non domani».

Un ulteriore problema è rappresentato dai percorsi universitari delle professioni sanitarie dove troppo spesso i posti messi a disposizione non vengono coperti o i corsi registrano tassi di abbandono elevati. Il segno di una professione percepita come poco attrattiva. 

«Occorre rendere più desiderabile la scelta di queste carriere – continua Monteduro – garantendo condizioni di lavoro dignitose, stipendi adeguati e possibilità di crescita professionale. Senza un’inversione di tendenza, non formeremo il personale che ci serve e non riusciremo a trattenere chi sceglie questo mestiere».

Un dato particolarmente preoccupante riguarda i tecnici della prevenzione, di quali quasi il 40% uscirà entro il 2038

«Questo significa – commenta Eloisa Dacquino, Segretaria Confederale UIL Lombardia– che rischiamo di avere un territorio meno protetto, con minori controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla qualità dell’ambiente e sulla tutela della salute pubblica. Da tempo la nostra Organizzazione chiede interventi strutturali in materia di sicurezza sul lavoro che affrontino prioritariamente il progressivo depauperamento degli organici dei servizi di prevenzione. In una regione che conta il maggior numero di morti sul lavoro, dove infortuni e malattie professionali restano elevati, immaginare di affrontare i prossimi anni con organici ulteriormente dimezzati è inaccettabile. In tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro occorrono interventi strategici e l’adozione un piano straordinario di assunzioni».

Da qui la richiesta urgente alla Regione da parte di UIL Lombardia, di aprire immediatamente un tavolo con le parti sociali per affrontare il problema. 

«La gestione del personale sanitario non è un affare burocratico – concludono Monteduro e Dacquino – ma la condizione minima per garantire il diritto alla salute dei cittadini lombardi. Se non si interviene subito, la Lombardia rischia di trovarsi con servizi scoperti, liste d’attesa infinite e territori meno sicuri. È una sfida che va affrontata con la stessa urgenza con cui si gestirebbe una calamità: perché di emergenza, guardando i dati, si tratta a tutti gli effetti».

C.S.