«Oggi direbbe: ottant'anni dopo siamo ancora qui con le bombe». «Gianni Agnelli, amico e socio in affari, lo definì come il simbolo della più felice stagione dell'imprenditoria italiana». «Quando firmò la vendita della Ignis, si strappò qualcosa dentro di lui, che aveva avuto un campanello d'allarme con quell'infarto avuto tre anni prima di morire di tumore ad appena 65 anni». «Uomo di grandi intuizioni, mandò Poblet, la flecha amarilla del ciclismo, a dirigere una filiale della Ignis in Francia». «Riempì di sé un'epoca». «Si diceva che Pierfausto Vedani facesse le formazioni e le desse a Borghi da girare all'allenatore...». «Il film tratto dal mio libro? Fu voluto da Umberto Bossi che picchiò i pugni alla Rai». «Cosa resta oggi del Cumenda? Il 1° agosto scorso ha chiuso il centro di ricerca e di sviluppo degli elettrodomestici di Cassinetta: ecco cosa resta... Credo che si sia rivoltato nella tomba per il tramonto di una fabbrica che è stata il fulcro dello sviluppo economico degli anni Sessanta». «Ha dato a questo territorio la gioia dei canestri e dei gol, ha fatto diventare Varese un campus industriale e sportivo». «Montanelli diceva: "Fossi rimasto ancora un po' a casa sua, ne sarei uscito con la maglia della Ignis sulle spalle". Perché quella di Borghi era una simpatia contagiosa».
Non ho conosciuto personalmente Giovanni Borghi ma, se mi fermo un attimo e rifletto, mi rendo conto che conosco invece direttamente almeno 6/7 persone che hanno lavorato in quella che è stata la sua azienda principe (Ignis) o in quelle che hanno poi fatto seguito alla vendita della stessa. Un numero, questo, che credo proprio valga anche per molti altri del nostro territorio e non solo.
Così quando Gianni Spartà mi ha sollecitato sul fare qualche cosa per i cinquanta anni dalla morte di Giovanni Borghi non ho esitato.
Borghi è stato imprenditore geniale e visionario, ha fatto la storia di Varese e d’Italia. Ha costruito e poi venduto un impero industriale lasciando un segno indelebile nel mondo economico. Oggi, a cinquanta anni dalla sua morte, viene ricordato attraverso eventi pubblici e, ovviamente, privati. Parlare di lui, di ciò che ha fatto, di come lo ha fatto e da dove è partito dovrebbe essere un dovere morale per tutti coloro che, in un modo o nell’alto, gli devono riconoscenza.
Altrettanto vero che farlo a ragione non è da tutti per cui, all’invito, mi è sembrato giusto alzarmi, prendere le telecamere, i microfoni e andare da Gianni che da testimone privilegiato ha i crediti per raccontarci e ricordare Giovanni Borghi.
Storie - 25 settembre 2025, 07:10
VIDEO. Il testimone privilegiato del Cumenda: «In lui si strappò qualcosa quando firmò la vendita della Ignis. Agli operai non dava solo uno stipendio, ma una casa»
Il 25 settembre di cinquant'anni fa ci lasciava Giovanni Borghi: gli rendiamo omaggio facendocelo raccontare da Gianni Spartà, che ne ha dipinto la vita come nessun altro. «Ha dato a questo territorio la gioia dei canestri e dei gol, ha fatto diventare Varese un campus industriale e sportivo. Guardando il mondo, direbbe: ottant'anni dopo siamo ancora qui con le bombe. Cosa resta di lui oggi? Il tramonto di Cassinetta. Montanelli diceva: "Fossi rimasto ancora un po' a casa sua, ne sarei uscito con la maglia della Ignis sulle spalle"»
Elettrodomestici, canestri, gol... Giovanni Borghi, nato a Milano il 14 settembre 1910 e scomparso a Comerio il 25 settembre 1975, è il simbolo della più felice stagione dell'imprenditoria italiana