Non è stata una domenica come le altre, quella appena trascorsa, per la comunità della parrocchia del Redentore. Tra gli stand gastronomici, i tornei e i momenti di preghiera che hanno animato la sentita Festa Patronale, un'iniziativa ha scaldato i cuori più di ogni altra: il pranzo solidale "Aggiungi un posto a tavola".
Domenica 21 settembre, il salone dell'oratorio si è trasformato in una grande e accogliente sala da pranzo, dove la parola d'ordine è stata "inclusione". Accanto ai parrocchiani, si sono seduti commensali d'eccezione: circa quaranta persone senza fissa dimora, accompagnate dai volontari che quotidianamente si prendono cura di loro, e una decina di giovani ospiti dell'associazione “Quindi”, ragazzi provenienti da Paesi segnati da guerre e carestie che a Busto Arsizio stanno costruendo una nuova vita.
A rendere l'evento ancora più significativo è stato il servizio ai tavoli, affidato a camerieri davvero speciali: i ragazzi della squadra di calcio Under 14 del Real Busto, la società che proprio da questo oratorio nasce e cresce ogni anno. Guidati dai loro allenatori, i giovani atleti hanno messo da parte maglietta e scarpini per indossare il grembiule, servendo con entusiasmo e attenzione ogni commensale.
L'iniziativa si inserisce nel progetto "Per una società senza disuguaglianze", promosso dal Centro Sportivo Italiano (CSI) e dal Movimento Shalom, a cui la società sportiva della parrocchia, il Real Busto, ha aderito con convinzione. L'obiettivo? Andare oltre l'ottenimento di un risultato e trasformare il campo da gioco in una palestra di vita e solidarietà.
«È stata un'esperienza bellissima - raccontano gli organizzatori - Ha permesso a tutti, dai ragazzi ai commensali, di entrare in contatto con realtà spesso nascoste, di cui si parla poco perché creano disagio». Una giornata che ha abbattuto i muri dell'indifferenza, mostrando i volti e le storie di persone che, per i casi della vita, si sono ritrovate in un tunnel di povertà, senza una casa o un lavoro.
Il pranzo di domenica ha dimostrato come la comunità, quando si unisce, possa diventare un porto sicuro. Un momento di festa che non dimentica nessuno, ma che, anzi, riserva il posto d'onore a chi è più fragile, celebrando la dignità di ogni persona e il lavoro prezioso di quegli "angeli" che, ogni giorno, offrono loro sostegno e una speranza per continuare a vivere.