Si è tornati oggi in aula per il processo sulla mafia nell’Alto Varesotto: 17 imputati al banco, accusati di estorsioni, violenze, incendi e spaccio di droga, con la pesante ombra del metodo mafioso che grava su parte delle contestazioni.
Il procedimento, nato dall’inchiesta avviata nel 2017 dal Nucleo investigativo dei Carabinieri di Varese sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha già ricostruito in aula il presunto ruolo apicale di Giuseppe Torcasio, detto “Zio Pino”, ritenuto figura di riferimento dell’associazione e collegato a precedenti vicende di criminalità organizzata nell’Alto Varesotto.
Nell’udienza odierna sono stati sentiti soltanto due testimoni dell’accusa. Non è stato invece possibile procedere all’analisi delle registrazioni delle intercettazioni, in quanto le trascrizioni non risultano ancora completate dalla perizia tecnica. Il collegio ha pertanto rinviato l’esame di questo materiale probatorio alla prossima udienza.
Il calendario processuale prevede per il 14 ottobre la deposizione degli imputati e l’ammissione delle trascrizioni delle intercettazioni, ritenute un passaggio centrale per la ricostruzione dei rapporti interni al presunto sodalizio criminale.
L’udienza di oggi, interlocutoria sotto il profilo probatorio, conferma la complessità del dibattimento, che ruota intorno all’ipotesi accusatoria di due gruppi criminali operanti tra Marchirolo e Lavena Ponte Tresa, attivi nello spaccio di cocaina e nelle estorsioni gestite con modalità definite dagli inquirenti di chiaro stampo mafioso.