C'è un pezzo importante della storia sportiva di Busto Arsizio e del taekwondo italiano che si prepara a volare in Corea del Sud. Dal 18 al 23 novembre, il maestro Vitale Monti, figura di riferimento per le arti marziali sul territorio, sarà uno dei tre rappresentanti italiani al Summit Mondiale sul Taekwondo a Muju, un evento di caratura eccezionale che vedrà la partecipazione di circa 500 maestri accreditati da 165 Paesi.
Un invito prestigioso, quello di "ospite d'onore", giunto direttamente dal presidente mondiale della Global Traditional Taekwondo Federation, il Gran Maestro Jun Lee. Insieme a Monti, a rappresentare l'Italia, l'Endas e l'Unitam (Unione Taekwondo ed Arti Marziali) ci saranno anche i maestri Luigi Signore di Napoli e Tonino Deplano di Nuoro, tutti cintura nera 9° dan, il grado più alto raggiungibile in vita.
L'evento si terrà nel Taekwondowon, una cittadella di 40.000 metri quadrati interamente dedicata a questa disciplina, costruita tra le montagne a 200 chilometri da Seoul. Un palcoscenico mondiale per un maestro che ha legato indissolubilmente il suo nome a Busto Arsizio. Vitale Monti è infatti tra i soci fondatori del Centro Taekwondo Busto Arsizio di via Dante, una realtà sportiva che ha festeggiato i 41 anni di attività e che ha formato generazioni di atleti.
«Ho iniziato nel lontano 1973 – racconta il maestro Monti – e ricordo ancora le prime gare, quando si combatteva senza tante protezioni e la passione superava ogni dolore». Una passione che lo ha portato a vestire la maglia della Nazionale per dieci anni, conquistando un bronzo agli Europei di Monaco del 1978. Ma il suo ruolo più importante è stato quello di pioniere. Trasferitosi a Busto Arsizio nel 1981, divenne Commissario Interregionale, promuovendo il taekwondo in tutto il Nord Italia. «Con orgoglio posso affermare che l’80% dei tecnici di alto grado che oggi insegnano nel Nord Italia sono stati miei allievi», afferma. Un percorso coronato nel 2020 dal conseguimento del 9° Dan, diventando il primo europeo non di origini asiatiche a raggiungere questo traguardo.
Ma perché un Summit Mondiale proprio ora? La risposta, spiega Monti, risiede nella necessità di preservare l'anima del taekwondo. «Negli ultimi 50 anni, il taekwondo si è trasformato in sport olimpico. Questo ha portato visibilità, ma ha anche snaturato la sua essenza, trascurando il “DO”, ovvero la 'Via', la parte spirituale e formativa dell'arte marziale, a favore del “TAE” (calci) e “KWON” (pugni)".
Il Summit nasce proprio da questo fermento globale, guidato da maestri che desiderano un ritorno alle origini, dove l'insegnamento di autocontrollo, disciplina e rispetto sia importante tanto quanto la tecnica di combattimento. «È un movimento che cerca di recuperare i valori tradizionali - spiega Monti, citando una conversazione con il presidente Jun Lee - Mi disse “I valori del taekwondo stanno svanendo, è nostro dovere preservarli”. Sentire queste parole mi ha reso felice, perché era la conferma di essere nel giusto, di ciò che sostengo da decenni».
L'invito al Summit non è quindi solo un riconoscimento a una carriera straordinaria, ma anche la chiamata a contribuire attivamente a una discussione cruciale per il futuro di questa disciplina. Un onore che porta il nome di Busto Arsizio e del taekwondo italiano sul palcoscenico più prestigioso del mondo.